Autonomia differenziata pietra tombale sul lavoro femminile. Al Sud 7 su 10 disoccupate
Il divario con il Nord illumina un problema strutturale: lo Stato non aiuta le mamme del Mezzogiorno che continuano a sacrificare le loro ambizioni per la famiglia
«Con l’Autonomia differenziata la condizione delle donne siciliane peggiorerà». E sarà così per tutto il Sud, «uno degli effetti di una misura che indebolirà complessivamente il Mezzogiorno andando a incidere negativamente su servizi essenziali come sanità e scuola, sulle infrastrutture, sullo sviluppo e il lavoro. E a farne maggiormente le spese saranno i soggetti, come appunto le donne ma anche i giovani, che hanno già una posizione di debolezza nel mercato del lavoro».
A inaugurare il nuovo fronte è il manifesto che sarà presentato in Sicilia ed è intitolato “La controffensiva delle donne all’Autonomia differenziata”. Non a caso l’appuntamento è a Nicosia, in provincia di Enna, davanti al punto nascita dell’ospedale. La precarietà delle donne e le difficoltà che si vivono nelle aree interne: due vittime annunciate della riforma Calderoli.
Dati e prospettive fanno dire a Svimez che il tema del lavoro delle donne al Sud è una questione europea. Una di quelle materie in cui il divario Nord-Sud è netto e cristallizzato. «Il divario di genere nelle opportunità di accesso e carriera nel mercato del lavoro – argomenta l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – rimane un tema fortemente attuale nel nostro Paese, e particolarmente allarmante nel Meridione. Le regioni del Sud occupano le ultime posizioni nella classifica europea per tasso di occupazione femminile: circa sette donne su dieci non lavorano; a livello nazionale, la percentuale si attestava al 57,3% a fronte di una media europea del 65%».