Farsi arrestare solo per un chilo di droga «non ne vale la pena», parola di un indagato di Recovery
La Dda di Catanzaro, durante il periodo Covid, intercetta due presunti esponenti del clan degli italiani di Cosenza, i quali si preoccupano delle restrizioni del Governo
L’inchiesta Recovery, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, è emersa a metà maggio 2024, con un blitz che ha coinvolto figure di rilievo della criminalità organizzata di Cosenza. Tra i nomi emersi, spicca quello di Francesco Patitucci, indicato come il leader della cosca degli italiani di Cosenza. Le intercettazioni, che sono una parte cruciale delle indagini, hanno rivelato conversazioni rilevanti ai fini investigativi che sembrano suggerire l’esistenza di un vasto traffico di droga.
Il colloquio tra Salvatore Ariello e Michele Rende
Uno degli episodi più significativi riguarda una conversazione avvenuta il 5 ottobre 2020 tra Salvatore Ariello e Michele Rende durante il battesimo del figlio di Antonio Illuminato, un evento che avrebbe riunito numerosi membri del clan. I due si sarebbero intrattenuti a lungo, discutendo dei loro presunti affari legati al traffico di stupefacenti. In particolare, avrebbero espresso preoccupazione per le difficoltà incontrate nel reperire hashish a causa del lockdown imposto per contrastare la pandemia. Rende, infatti, si sarebbe lamentato della scarsità di droga e dell’aumento dei prezzi: «Il minimo ci deve essere sempre», avrebbe dichiarato, sottolineando la necessità di fare scorte prima delle chiusure.
Le difficoltà nel lockdown
La conversazione tra Ariello e Rende si sarebbe poi concentrata sulle difficoltà logistiche che il lockdown ha imposto al traffico di droga. Ariello ha osservato come le restrizioni abbiano reso più rischioso il trasporto: «Chi si mette a rischio di fare l’autostrada?», avrebbe chiesto retoricamente, facendo riferimento alle difficoltà nel far arrivare la droga a Cosenza, con conseguente aumento dei prezzi. Il discorso si sarebbe poi spostato sulla qualità della merce, con Rende che avrebbe espresso insoddisfazione per una precedente fornitura di hashish che, oltre ad essere costosa, era anche di bassa qualità.
La frase sul chilo di droga
«Il guadagno se ti va tutto liscio … c’è» avrebbe notare Salvatore Ariello, ma con Rende avrebbe convenuto di convenienza vera e propria si può parlare solo in presenza di grossi quantitativi d’erba
giacché farsi arrestare solo per un chilo «non ne vale la pena». Rende, infatti, «si duole per aver subito nel periodo del lockdown un ammonimento, sempre a seguito di un controllo su strada, e guardano con preoccupazione all’eventualità che un ulteriore passo falso li faccia finire dietro le sbarre», scrivono gli investigatori.
Il ruolo di Patitucci
Francesco Patitucci, capo indiscusso del gruppo, è stato citato più volte durante le conversazioni, spesso in tono di deferenza e rispetto. Ariello, ad esempio, ha riportato un monito ricevuto da Patitucci: «Non gliela regaliamo», indicando come il boss cercasse di mantenere un controllo ferreo sulle operazioni del clan. Affermazione che evidenzierebbe la centralità di Patitucci nel coordinare le presunte attività criminali della cosca.
Da Reset a Recovery
Parallelamente all’inchiesta Recovery, gli indagati sono coinvolti anche nel processo Reset, un’indagine antimafia che ha visto la luce il 1 settembre 2022. Questa inchiesta ha già messo in luce i legami tra i vari esponenti della criminalità organizzata cosentina, rendendo il contesto ancora più complesso e articolato.