Ancora vivi
Le (poche) mosse di mercato seguite alla cessione di Tutino rivelano l'esistenza di problemi profondi. Il Cosenza se ne tirerà fuori solo facendo quadrato attorno a una squadra giovane e a un allenatore che avrà un compito molto più difficile del previsto
La prima giornata di campionato mette di fronte la maggiore candidata alla promozione diretta e una piccola, grande incognita. Inutile dirvi chi tra le due sia il Cosenza. Alla fine del mercato manca ancora parecchio e molto può ancora cambiare. Il Sassuolo, per dirne una, è un cantiere in corso, ma destinato a risolversi entro fine agosto. Il Cosenza, invece, cantiere rimarrà, e a lungo, anche se il debutto in Coppa Italia ha dimostrato che l’ingegnere Alvini stia lavorando e molto bene.
Voglio però pesare con cura gli aggettivi, prima che si scateni l’inferno. “Incognita”, spero ne converremo, è un dato di fatto. Per scelta (ne dubito) o necessità (assai più probabile) Delvecchio e DesapareUrsino hanno smantellato quella rosa che, un anno fa, gli addetti ai lavori vedevano come candidata ai playoff. E che, con qualche tassello mirato, avrebbe potuto tornare a farlo.
“Piccola” e “grande” perché questa è una rosa composta da debuttanti a cui, anche con gli ultimi arrivi, continuerà a mancare parecchio. Serve anzitutto un tassello forte in difesa. Hristov, Caporale e Dalle Mura possono, per ora, essere utili al più nelle turnazioni. E le incognite proseguono a centrocampo. Alvini ha deciso di scommettere (necessità virtù?) su Florenzi centrale, un ruolo nel quale sono arrivati Kourfalidis e José Mauri. Sul primo ci sono ottime referenze, tutte da verificare sul campo. Il secondo è davvero un grosso punto interrogativo, viste le poche titolarità negli ultimi cinque anni tra Argentina e Mls. E, infatti, non avrà i 90 minuti prima di metà settembre. Bene la freschezza di Ciervo e Ricciardi sulle fasce: il primo s’è fatto apprezzare col Sudtirol, il secondo con l’Avellino. Sia Martino che D’Orazio mi sembrano bisognosi, per motivi diversi, di un impiego molto controllato. Aggiungo al reparto Charlys, che per ora mi limito prudenzialmente a definire “interessante”.
Ecco, a me i progetti fondati su giovani emergenti (anche pescati nelle categorie inferiori) sono sempre piaciuti. Se però il riscatto di Tutino e le annesse dichiarazioni pubbliche della società avevano fatto sperare in un progetto ambizioso, dietro la sua cessione si cela (e nemmeno troppo) una grossa mancanza di liquidità. Temo che, stavolta, sulle scelte di mercato non c’entri tanto l’avarizia su cui spesso è stata criticata la società, quanto le note vicende giudiziarie. E, forse, la dirigenza farebbe bene a rendere pubblici certi problemi: uno di questi ha portato al deferimento, da altri potrebbero arrivare alcuni pignoramenti. Think I’ll buy me a football team, cantava Roger Waters: credetemi, non aveva la più pallida idea di cosa stesse dicendo…
Se però il “silenzio” resta una scelta discutibile, ma legittima, il vero problema sono le conseguenze: la possibile penalizzazione in vista e un mercato di basso profilo. La quantità di scommesse messe in fila il ds Delvecchio è davvero altissima. Per intenderci: non siamo molto lontani dalla rosa costruita in 15 giorni da Goretti per Zaffaroni. E, intendiamoci, io spero che le scommesse vengano vinte tutte, anche perché parecchi arrivi sono (fortunatamente) cartellini di nostra proprietà. Tra le più intriganti, oltre a Rizzo Pinna e Ricciardi, c’è Fumagalli (in prestito dal Como), ma è chiaro come sia a centrocampo che in attacco manchi un elemento. Di esperienza, possibilmente, perché le squadre giovani, nei momenti critici, ne hanno un dannato bisogno.
In mezzo a tutti questi problemi, incredibilmente, la rosa a disposizione di Alvini è riuscita (per ora) a isolarsi e lavorare bene. Lo stesso tecnico di Fucecchio, che deve aver ben compreso la situazione, si è fatto carico di chiarire quel che sarebbe spettato fare ad altri (Ursino?) e ai più era parso ovvio: “progetto biennale” (leggi in controluce: “quest’anno salvarsi sarà molto difficile”). Il debutto col Torino ne è una prima prova. Incassare una rete dopo meno di 60 secondi avrebbe steso un bisonte. E invece il Cosenza è rimasto in partita fino al contropiede concluso in rete da Zapata. Per quanto appaia ancora distante da una condizione ottimale e da una assimilazione completa del calcio di Alvini, mi è sembrato un ottimo segnale. Una squadra del genere, che nelle prime quattro giornate affronta anche il Palermo, altra corazzata, ha le stesse possibilità di partire a razzo e fare sette punti o di restare al palo, pur esprimendo un buon calcio. In entrambi i casi, servirà grande equilibrio da parte di tutti.
Arrivato in una piazza che ha sfiorato i playoff, credo che ad Alvini fosse stato prospettato ben altro. E, dunque, quell’insofferenza che ha fatto a tratti trapelare avrebbe tranquillamente potuto trasformarsi in un clamoroso farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d’estate. Invece, ha preferito indossare i panni di un’altra magnifica canzone, Alive dei Pearl Jam. Nella quale il protagonista scopre in poche strofe che l’uomo che ha creduto suo padre non lo è e quello vero è morto anni prima. But I’m still alive, canta. E Alvini è ancora lì, alive, pronto a caricarsi questa stagione sulle spalle e bisognoso del sostegno della piazza.
Già, la piazza. Converrete con me che il costo di una simile scommessa non dovrebbe mai ricadere sui tifosi – soprattutto sugli spalti più popolari. Credo sia stato un grosso errore introdurre quella gradualità dei prezzi che ha portato la curva a 19 euro al debutto. Il rischio (molto alto) è che tutto questo penalizzi una squadra che, proprio per il suo carattere di scommessa, sarà invece la prima a necessitare di supporto. Sarebbe fatale in una stagione che ha l’aria di essere molto più complicata delle altre. E dire che ne già abbiamo vissute parecchie…
Per questo la strategia, anzi, gli esiti di una totale e pluriennale mancanza di strategia da parte della società, e i suoi rischi esiziali, passano per ora in secondo piano. Anche perché, come sa bene chi segue Minamò, sono stati più volte (e saranno ancora) analizzati senza particolari sconti. Ma per me, dal fischio d’inizio con la Cremonese fino a quello finale col Cesena (e, se servirà, ancora oltre), esisteranno prima di ogni cosa gli undici in campo e mister Alvini. Perché quegli undici in campo e il loro Ingegnere, insieme ai risultati che riusciranno a portare, sono la nostra unica, possibile garanzia. Di poter continuare a dire I’m still alive, appunto.