venerdì,Ottobre 4 2024

Calabria, con l’Autonomia differenziata destino segnato. Lo spopolamento sarà inesorabile

I dati in rapporto alla forza lavoro somigliano a un requiem per il Mezzogiorno: nel 2080 un lavoratore ogni due residenti in età non attiva. Per ricomporre gli squilibri servirebbe proprio il welfare che la riforma può annientare

Calabria, con l’Autonomia differenziata destino segnato. Lo spopolamento sarà inesorabile

Nel 2080 i calabresi saranno poco più di un milione. Ed è soltanto una parte del problema, quella che “sfonda” le tabelle per emergere nei titoli dei giornali. I dati sul gelo demografico del Sud, però, hanno risvolti anche più preoccupanti: dietro la freddezza dei numeri c’è un futuro drammatico, tracciato da indici che condannano il Meridione all’irrilevanza.  

La Calabria è destinata a perdere, secondo le elaborazioni Svimez sulla base di dati Istat, 804mila abitanti nei prossimi 56 anni: parte di un problema enorme il cui fulcro si nasconde in due indici. Servono ad analizzare gli squilibri intergenerazionali della popolazione. Il primo è l’indice strutturale di dipendenza demografica (Ids), calcolato come rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni). Per gli esperti, questo indice, è «di pura natura demografica» e «non dà indicazioni sulla sostenibilità economica dello squilibrio tra generazioni». È un altro il parametro che Svimez si propone di usare per valutare le conseguenze della fuga dal Sud sull’economia: l’indice strutturale di dipendenza economica (Idso) che considera i soli occupati tra la popolazione in età attiva.

Nel 2022 il Centro-Nord registra un valore dell’Ids più elevato di 3 punti percentuali rispetto al Mezzogiorno (che appare, dunque, più giovane). Nel 2080, la situazione si capovolgerà: il divario tra le due aree sarà di 6,5 punti percentuali sfavorevole alle regioni meridionali. Sempre meno abitanti e sempre più anziani.  

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