Rende, Laboratorio Civico all’attacco di Principe: «Scioglimento anche colpa della Federazione»
Il gruppo di Marcello Manna è pronto alla campagna elettorale: «La relazione della commissione d'accesso si basa su dichiarazioni di due soggetti vicini ai riformisti»
«Sandro Principe i sermoni e il TSO». È l’incipit di una durissima nota prodotta dal Laboratorio Civico di Rende, il gruppo portante dell’amministrazione Marcello Manna negli ultimi 10 anni. Proprio l’ex sindaco, come spiegato ieri in un dettagliato articolo, è già proiettato in campagna elettorale così come gli altri protagonisti della scena politica rendese. Se si voterà per la città unica o per le Comunali in modo tradizionale non è ancora chiaro perché si resta in attesa di capire se i commissari prolungheranno o meno il loro soggiorno in Municipio. Poi ci sarà la scelta del candidato: esterno o interno? In quest’ultimo caso i nomi del momento sono Fabrizio Totera e Lisa Sorrentino.
«Se c’è una cosa che teme Sandro Principe è che venga fuori una prima verità sulle cause che hanno originato lo scioglimento del consiglio comunale di Rende. Intendiamoci, che si sia il risultato di più interessi e di più consorterie affaristiche che hanno concorso a determinarlo è un dato ormai certo – ha aggiunto il Laboratorio -. La giunta ha potuto finalmente conoscere la relazione della commissione di accesso, dopo circa un anno dalla sua redazione, pur se a stralci pubblicata da blog e carta stampata organici a certi poteri, e si è dunque palesato quanto da tempo andiamo dicendo: nessuna ragione fondata per lo scioglimento».
Per il Laboratorio Civico di Rende «la relazione della commissione di accesso si basa su dichiarazioni mendaci e false rilasciate da due soggetti, rectius due ignobili delatori, su 15 persone sentite dalla commissione. Si, avete capito bene, solo due soggetti, mossi da interessi personali e politici, hanno riferito circostanze “accusatorie”, tutti gli altri hanno confermato la linearità dell’amministrazione, solo in due si sono prestati a riferire circostanze che, se controllate da chi era preposto a farlo, avrebbero ricevuto il sigillo della falsità, ma nessuno ha controllato».
«Due soggetti molto vicini al gruppo dei riformisti – l’accusa più pesante di tutte da parte dei manniani -. Uno, un funzionario comunale da sempre vicino al gruppo che fa capo a Sandro Principe, che tra l’altro ha un congiunto che ricopre e ha ricoperto ruoli importanti in seno ai riformisti e l’altro, un ex amministratore, allontanato dalla nostra compagine, che oggi addirittura si accompagna, nelle manifestazioni pubbliche e nelle conferenze stampa, ai riformisti, pensate che fonti autorevoli. Tutto questo, è solo una piccola parte rispetto alla verità che sta venendo a galla, e di cui, al momento opportuno, statene pur certi, la città e non solo verrà informata e che riserverà risvolti clamorosi».
«Caro “Onorevole”, il Laboratorio Civico di Rende non si è mai sognato di inviare lettere anonime contenenti, per giunta, dati falsi. Non si è mai sognato di sconfiggere forze politiche attraverso la via giudiziaria. Non ha mai chiesto a nessun suo iscritto, componente del direttivo, etc. di intercedere con qualche inquirente. Il Laboratorio Civico – prosegue la nota al vetriolo – a proposito della inchiesta giudiziaria che ha travolto l’amministrazione Bernaudo, prima di ogni sentenza, ha mostrato solidarietà affermando che la mafia nelle amministrazioni di Rende non era mai entrata».
«Il Laboratorio Civico ha vinto le elezioni grazie di Rende al grande consenso che i cittadini rendesi hanno dimostrato nei suoi confronti per ben 2 tornate elettorali non grazie ad “aiutini” di apparati deviati, e nemmeno in campagna elettorale ha puntato il dito sulle vicende giudiziarie che interessavano gli avversari politici. “Onorevole” questa vicenda è una grave ferita alla nostra comunità e alla democrazia dell’intera regione. Purtroppo per lei non si troverà in buona compagnia quando rileggeremo gli accadimenti che hanno portato allo scioglimento di una amministrazione libera e indipendente. Siamo finiti nell’ingranaggio così ben descritto dall’indiziato mentre parla con l’ispettore Rogas, in uno dei tanti scritti di Leonardo Sciascia. Ecco – concludono i manniani – vada a rileggere Sciascia, forse verranno meno i pensieri sul TSO e sugli inutili sermoni che ci propina, perché questa storia non ha davvero nulla di onorevole».