«Il pentito Roberto Presta dice il falso sul mio conto»
Andrea Bevilacqua in una nota diramata dall'avvocato Ugo Alberti smentisce quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia
Riceviamo e pubblichiamo la rettifica inviata dall’avvocato Ugo Alberti del foro di Cosenza in rappresentanza del signor Andrea Bevilacqua chiamato in causa in un verbale della Dda di Catanzaro dal pentito Roberto Presta
Egregio Direttore,
mi sono determinato ad inviarLe la presente, per il tramite del mio legale di fiducia, avv. Ugo Alberti, al fine di esprimerLe disappunto e profondo rammarico per la pubblicazione, da parte della testata giornalistica on-line “CosenzaChannel.it” da Lei diretta, in data 15 maggio 2024, dell’articolo, a firma del giornalista Antonio Alizzi, recante il seguente titolo: “Roberto Presta e la droga agli italiani: <<Andai a Cosenza da Piromallo e Ariello>>”,.
Tale articolo, riportando le dichiarazioni contenute nei verbali di escussione di un collaboratore di giustizia, tale Presta Roberto, mi indicava quale intermediario in un incontro avvenuto tra due spacciatori: Roberto Presta stesso e Roberto (o Alberto) Bevilacqua. Secondo l’autore dell’articolo, venivo accusato palesemente, da parte del collaboratore di giustizia predetto, di aver presentato il secondo al primo, in qualità di suo cugino; inoltre, a seguito di tale presentazione, sarebbero avvenuti degli scambi di sostanze stupefacenti (cocaina) tra i due. Secondo quanto suggerisce l’articolo, stanti le virgolette che delimitano alcune porzioni del narrato, ciò dovrebbe essere l’esatta trasposizione di quello che il collaboratore di giustizia Roberto Presta ha riferito alla DDA.
Riporto estratto del testo originale per maggiore chiarezza:
“Nel riferire sugli episodi relativi allo spaccio di droga, Roberto Presta dichiara di conoscere «un altro zingaro di Cosenza, intendendo un soggetto facente parte della comunità rom di Cosenza, che si chiama Bevi/acqua di cognome, e Roberto o Alberto di nome. Questo, nel 2017, in tre occasioni, venne ad acquistare cocaina da me a Roggiano Gravina. In particolare, questo soggetto mi fu presentato da altri zingari di Roggiano Gravina, ovvero Massimo, Andrea e Romolo Bevi/acqua, che me lo presentarono, appunto, come loro cugino. Al Bevilacqua di Cosenza ho ceduto cocaina per complessivi 200 grammi (50 grammi la prima occasione, 100 grammi la seconda e 50 grammi la terza) al prezzo di 55 euro al grammo affinché questi la potesse spacciare a Cosenza, in zona Università»”.
Quanto dichiarato dal Collaboratore di Giustizia (e riportato dal giornalista) è del tutto falso e non corrisponde a verità nella maniera più assoluta. Mi preme ribadire fin da ora in modo categorico la mia assoluta estraneità a tutta la vicenda e precisare perentoriamente quanto segue:
- io non conosco Roberto Presta, se non di nome e di vista, e con lui non ho e non ho mai avuto alcun rapporto di amicizia o anche solo di frequentazione. Semplicemente, abitando nello stesso paese di Roggiano Gravina, i miei rapporti con il Presta non sono andati oltre un mero cenno di saluto e sicuramente non gli ho mai presentato alcuno, tantomeno uno spacciatore;
- non ho rapporti con Roberto Bevilacqua, che non è mio cugino né mio parente, essendo solo il cognato di un mio fratello (essendo fratello di sua moglie). Anche Bevilacqua Roberto per me è solo un mero conoscente, che qualche volta ho visto di sfuggita a casa di mio fratello, e con il quale comunque non ho rapporti da vari anni. Io non ho mai avuto nulla a che spartire con Roberto Bevilacqua e non l’ho certamente presentato a chicchessia, tantomeno a Presta Roberto (contrariamente a quanto quest’ultimo sembrerebbe sostenere).
Tanto precisato, evidenzio peraltro la ricostruzione della vicenda risulta essere viziata anche sotto altri punti di vista.
Nell’articolo viene citato anche un altro mio fratello, al quale viene riconosciuto lo stesso ruolo di mediatore. Tuttavia ciò è impossibile: egli infatti combatte da anni contro la sclerosi multipla e nel 2017, in sedia a rotelle e impossibilitato a muoversi già da diverso tempo, non era certamente in condizione di presentare Roberto Bevilacqua a nessuno.
Scoprire di essere stato accusato del coinvolgimento in un affare così sordido mi ha lasciato completamente stravolto, tanto da avvertire l’esigenza di dover fare luce sull’intera vicenda nel minor tempo possibile, immediatamente dopo aver appreso di tale articolo. La mia condotta personale è stata sempre rispettosa della legge e mi sono sempre tenuto lontano dai contesti criminali, perciò quanto calunniosamente riferito sul mio conto offende il mio onore ed il mio decoro e mi provoca grande sofferenza.
Inoltre, mi reputo enormemente offeso dalla terminologia “altri zingari di Roggiano Gravina” che viene riportata, insieme ad altre espressioni simili, più volte all’interno dell’articolo per riferirsi alla mia persona.
Sottolineo inoltre che, data la mia condizione di cardiopatico (due mesi e mezzo fa mi sono sottoposto ad un intervento cardiaco e non mi sono ancora completamente ripreso), oltre a permanente stress e disagio, l’articolo mi ha causato profondo malessere fisico. Essendo in circolazione da più di un mese, credo abbia raggiunto molte persone; sapere che tutte queste persone, alcune delle quali abitano vicino a me e mi conoscono personalmente, abbiano letto e possano credere a questa storia mi turba e mi angoscia.
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Prendiamo atto della rettifica del signor Andrea Bevilacqua. Ci limitiamo a segnalare che le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Presta sono contenute nell’inchiesta Recovery e non sono frutto della nostra fantasia. Non spetta a noi pertanto esprimere giudizi di merito sulla veridicità delle stesse. (Antonio Alizzi)
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