mercoledì,Ottobre 16 2024

Stipendi più bassi d’Italia, Cosenza tra le maglie nere dello Stivale. Vibo Valentia ultima

Un'analisi della Cgia di Mestre mostra come le buste paga al Nord siano più ricche del 35% rispetto al Sud. La differenza con Milano è quasi di 20mila euro

Stipendi più bassi d’Italia, Cosenza tra le maglie nere dello Stivale. Vibo Valentia ultima

Il divario tra Nord e Sud passa anche dagli stipendi. E così, un dipendente del settore privato percepisce in Calabria la metà di quanto guadagnerebbe se lavorasse in Lombardia. In media 14960 euro all’anno, invece dei 28354 euro messi in tasca dai colleghi di Milano e dintorni.  Una forbice parecchio ampia quella evidenziata dall’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che vede la Calabria all’ultimo posto per retribuzione lorda annua a fronte di una media nazionale pari a 22839 euroVibo Valentia il record negativo: è la provincia italiana con la retribuzione lorda annua più bassa. E cioè 12.923 euro. Tra gli stipendi più bassi d’Italia anche la provincia di Cosenza con 14313 euro all’anno.

Non se la passano poi tanto meglio le altre regioni meridionali e le Isole, tutte in fondo alla classifica: nessuna infatti raggiunge i 20mila euro annui. Guardando alla retribuzione giornaliera, al Nord è pari in media a 101 euro mentre al Sud a 75 euro. I lavoratori settentrionali cioè portano a casa ogni giorno una paga del 35% più ricca rispetto ai colleghi del Sud. Insomma, tra Vibo Valentia, Cosenza e le altre gli stipendi sono tra i più bassi d’Italia.

Nord ricco e Sud nero, Cosenza con gli stipendi tra i più bassi d’Italia

Ma perché tutto questo? La Cgia di Mestre offre alcune spiegazioni. Innanzitutto c’è da considerare che le grandi imprese, le multinazionali, le società finanziarie o bancarie – nelle quali esistono peraltro figure professioni altamente qualificate che percepiscono stipendi altrettanto importanti – sono concentrate perlopiù nelle grandi città del Nord.  Di contro il Mezzogiorno ha un grosso problema: il lavoro irregolare. Ma anche la presenza di tanti precari, di lavoratori intermittenti, di stagionali.  (Francesca Giofrè)

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