De Cicco, ode a Via Popilia e ai quartieri di Cosenza: «Chi vive qui sa che per crescere bisogna lavorare»
L’assessore alla Manutenzione: «Chi nasce a via degli Stadi o a Cosenza Vecchia viene catalogato subito. Ma sogniamo anche noi, pur senza conoscere i versi di Pirandello»
Francesco De Cicco e Via Popilia. Un legame forte, indissolubile. «Chi nasce in un quartiere come Cosenza Vecchia, Via Popilia, San Vito o Via Panebianco, viene catalogato subito» ha scritto ieri in un post che ha ripubblicato a distanza di un anno sulla sua seguitissima pagina Facebook.
«Avete presente quei lunghi fascicoli al comune? Esatto quelli! È come se ci fosse un fascicolo dedicato a noi, “gente dei quartieri”. Quando ti chiedono di dove sei e tu rispondi che abiti lì, le persone cambiano faccia, e alcune ti evitano, quelle più ambiziose invece ti “tengono buono”. Sai, non si sa mai: “magari è parente a quel mafioso che abita lì e comanda la città“. E allora cresci – ha evidenziato -. Capisci che in questi quartieri pieni di case popolari risiedono quelle persone che lavorano per mangiare. Per far crescere i figli senza badare poi così tanto alla scuola. Ma li amano! Anche senza conoscere qualche strofa di Pirandello, o meglio ancora, non sapere nemmeno chi sia Pirandello».
«Chi cresce qui, in questi quartieri, sa che per crescere bisogna lavorare – ha detto ancora De Cicco -. Sa che i sogni, quelli grandi, si fanno la notte, e che una volta svegli, rimangono lì. Poi però ci sono i testardi. Rari direte voi! Figuriamoci se in uno di questi quartieri potrà mai crescere uno che crede e addirittura realizza i propri sogni! Che poi… che sogni potrebbero essere? Diventare un calciatore? Diventare una modella o un attrice? Sí, anche. Gli stessi sogni che fa chi non abita qui, nei quartieri».
«Qui nei quartieri impari a distinguere il bene dal male. – ha sottolineato ancora l’assessore alla Manutenzione -. Impari ad apprezzare l’umiltà! Impari il dialetto, che fa arrivare al cuore ciò che dici a volte più di una frase di Pablo Neruda. Quelli testardi dei quartieri imparano due volte. Imparano a salutare sorridendo sinceramente. Imparano ad amare e a rispettare. A non essere materialisti e a donare. A donarsi. Imparano a piangere e a dividere! Quelli testardi studiano! La notte. Perché il giorno lavorano. Quelli dei quartieri, quelli testardi, vivono due volte. E quando realizzano i propri sogni piangono, E sono felici come gli altri. Però due volte in più».