domenica,Novembre 3 2024

Usura ed estorsione a Scalea, la Dda chiede tre condanne | NOMI

Chieste le condanne a 16 anni di carcere per Tammaro Della Gatta, 14 anni per Vito Della Gatta e 6 anni per Salvatore Posco

Usura ed estorsione a Scalea, la Dda chiede tre condanne | NOMI

Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Anna Chiara Reale, ha chiesto le condanne a 16 anni di carcere per Tammaro Della Gatta, 14 anni per Vito Della Gatta e 6 anni per Salvatore Posco. Gli imputati sono accusati a vario titolo di usura, estorsione e detenzione di armi, con l’aggravante del metodo mafioso e dell’agevolazione mafiosa, riconducibile alla cosca Muto di Cetraro.

Il processo è in corso davanti al Tribunale di Paola, presieduto dal giudice Salvatore Carpino, in relazione a reati che sarebbero stati commessi a Scalea e dintorni. Nel collegio difensivo sono presenti gli avvocati Fiorella Bozzarello, Giuseppe Bruno, Giorgio Cozzolino, Egidio Rogati, Luigi Crusco, Ugo Vetere e Giuseppe Bello.

Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Scalea sotto la guida del capitano Andrea D’Angelo, sono iniziate nel settembre 2021 e si concentrano su episodi di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Gli imputati sono ritenuti responsabili di aver erogato prestiti a tassi d’interesse usurari, minacciando gravemente le vittime per ottenere il pagamento dei debiti, anche con riferimento alla cosca mafiosa di Cetraro.

L’indagine ha preso avvio da una denuncia presentata da un imprenditore di Scalea, vittima di attività usurarie dal 2016. Le prove raccolte includevano intercettazioni e documentazione cartacea, che confermerebbero, secondo l’accusa, la natura usuraria dei prestiti e l’uso di minacce dirette, spesso accompagnate dall’utilizzo di armi, per costringere al pagamento degli interessi.

In alcune intercettazioni, gli imputati si sarebbero espressi con frasi come: “vuoi vedere che ora ti sparo proprio?” o “tu negameli e poi vedi che fine fai!”. Secondo la procura, i comportamenti contestati si inseriscono in un contesto di attività para-professionale di finanziamento privato, aggravata dal legame con l’organizzazione mafiosa.

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