sabato,Luglio 12 2025

Gennaro Presta e le sue dichiarazioni nel processo Reset: «Io confederato? No»

L'imputato, già condannato per associazione mafiosa in Nuova Famiglia, si difende dalle accuse mosse nei suoi confronti dalla Dda di Catanzaro

Gennaro Presta e le sue dichiarazioni nel processo Reset: «Io confederato? No»

Gennaro Presta, imputato nel processo abbreviato di Reset, rappresenta una delle figure centrali nell’inchiesta antimafia della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina. L’ex membro del clan Rango-Zingari di Cosenza, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo “Nuova Famiglia”, ora deve affrontare nuove accuse. Nell’ultima udienza, svoltasi nell’aula bunker di Catanzaro. ha sostenuto di non avere alcun legame con la presunta confederazione mafiosa e di non aver mai compiuto le estorsioni di cui viene accusato.

Nel suo intervento in aula, Presta ha messo in discussione le prove presentate dai pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti, in particolare in merito all’estorsione perpetrata nei confronti di un noto supermercato di Cosenza. «Volevo parlare riferito a questa estorsione, dove mi viene accusata un’estorsione su dei cestini di Natale», ha affermato. Sottolineando che il proprietario del supermercato ha fornito dichiarazioni che contraddicono le accuse, ha aggiunto: «Se avessi fatto questa estorsione non avrei suggerito a Maestri di andare a comprare i cestini in un altro supermercato, dove li paghi di meno».

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Presta ha anche menzionato che l’unico anno in cui è stato libero, il 2018, non appare tra i nomi di coloro che hanno ritirato i cestini di Natale. Le sue affermazioni cercano quindi di dimostrare che non c’è alcuna evidenza che lo colleghi a tentativi di estorsione, affermando che «io non ho mai parlato con nessuno riguardo a queste estorsioni, e non c’è alcuna intercettazione che lo dimostri».

Inoltre, ha affrontato altre accuse relative a un individuo, sottolineando di non aver mai avuto rapporti con lui: «Non l’ho mai visto, mai ci ho parlato. Non so perché il signor Porcaro avrebbe detto queste cose», quando l’ex “reggente” del clan Lanzino-Patiticci, aveva deciso di collaborare con la giustizia. Gennaro Presta ha messo in evidenza che non esiste un riscontro tangibile delle sue presunte attività illecite. «Ho subito intercettazioni per tutta la durata della mia libertà, eppure non ho mai parlato di estorsioni», ha affermato.

Gennaro Presta ha anche cercato di chiarire la sua posizione riguardo a eventi successivi alla sua detenzione nel 2019. Ha dichiarato: «Quello che ha fatto il signor Maestri dal 2019 in poi non mi riguarda. Non esiste alcuna prova che possa dimostrare che io ho orchestrato attività illecite dall’interno del carcere». Inoltre, ha ribadito che continua a scontare la pena per l’associazione Rango-Zingari e che nessuna delle accuse attuali ha fondamento.

Presta ha anche parlato dei suoi legami passati con Gianluca Maestri, attuale pentito, specificando che l’unica connessione era di natura familiare, essendo stato legato in precedenza alla nipote di Maestri. Ha concluso affermando: «Dall’aprile 2019, non ho più rapporti con nessuno di loro, né dentro né fuori dal carcere».

Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda

  • Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
  • Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
  • Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
  • Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
  • Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
  • Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
  • Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 12 anni
  • Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
  • Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
  • Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Angelo Nicotera CHIESTI 18 anni
  • Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
  • Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
  • Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
  • Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)

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