Aula bunker inagibile, la Camera Penale: «Luogo non sicuro per tutti, il processo Reset torni a Cosenza»
Gli avvocati in coro: «Oggi la natura ha dimostrato, non gli avvocati, che il luogo in cui si trova questa “meravigliosa struttura” è a rischio»
È il caso di dire che una foto a volte vale più di mille parole. Drammatica, quasi tragicomica, l’immagine del piazzale dell’aula bunker di Lamezia Terme sommerso completamente dall’acqua. L’alluvione dei giorni scorsi ha reso inagibile il luogo scelto per celebrare i processi antimafia del Distretto giudiziario di Catanzaro.
Ci siamo occupati del caso “aula bunker” in più servizi, anticipando che per almeno 12 giorni la struttura sarà impraticabile. In realtà, la situazione è ancora più grave. I lavori di ripristino sono stati affidati agli uomini della Protezione civile, in quanto l’edificio in cui è stata realizzata l’aula bunker è stato concesso dalla Regione Calabria. Al momento, ci sono circa 50 operai. Gli impianti elettrici sono andati distrutti. Insomma, milioni di euro cancellati da una perturbazione micidiale.
Aula bunker di Lamezia Terme inagibile, nota della Camera Penale di Cosenza
La Camera Penale di Cosenza ha inviato una lettera al Presidente del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro, al Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio,, al Procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, al procuratore vicario di Catanzaro, Vincenzo Capomolla e al presidente della sezione penale dibattimentale del tribunale di Cosenza, Carmen Ciarcia.
«Negli anni passati, abbiamo assistito a una costante opposizione alle nostre richieste di riportare i processi nel Tribunale di Cosenza, giustificata con “questioni di sicurezza pubblica”, nonostante noi abbiamo sempre ritenuto che non esistessero motivi ostativi al trasferimento. E ora?», si domandano i penalisti di Cosenza, evidenziando che «la sicurezza coinvolge la vita di tutti gli operatori: cancellieri, polizia penitenziaria, magistrati e, sì, anche noi avvocati. Tutti noi, fortunatamente, non siamo stati coinvolti nell’esondazione dei torrenti limitrofi che, in pochi minuti, ha travolto l’aula bunker».
«Inoltre, è inaccettabile che noi avvocati, per una disposizione assurda e ingiustificata, siamo costretti a parcheggiare a centinaia di metri dall’ingresso. Per quale necessità di sicurezza? Oggi la natura ha dimostrato, non gli avvocati, che il luogo in cui si trova questa “meravigliosa struttura” è a rischio, essendo situato vicino a torrenti. Eventi atmosferici come quelli recenti possono creare pericoli inaspettati per le persone», si legge nella missiva.
«Non ci interessa sapere se la magistratura competente verificherà la regolarità della struttura realizzata nei pressi di torrenti, preposta a contenere centinaia di persone. Quello che conta è che non possiamo più tornare in un luogo che non garantisce la sicurezza della vita», si legge ancora. Qui si apre un altro scenario, qualora venisse presentata una denuncia formale su autorizzazioni e conformità delle procedure rispetto alla sicurezza dei luoghi.
«Signor Presidente della Sezione penale del Tribunale di Cosenza, è tempo di tornare nel “luogo naturale” del processo, come hanno espresso efficacemente gli avvocati nel processo 3804/17 RGNR: il Tribunale di Cosenza», conclude la Camera Penale di Cosenza. «Siamo solidali con i nostri colleghi».
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