mercoledì,Maggio 14 2025

Giuseppe Arnone, da San Giovanni in Fiore alla “conquista” dell’Ecuador con la Calabria nel cuore

Appena 31 anni, ma già direttore finanziario a Guayaquil. «Quando sono arrivato, l’azienda contava appena dieci dipendenti e il fatturato era quasi inesistente. Oggi siamo più di 150 persone e generiamo oltre 500 milioni di dollari di ricavi. Tornare indietro? Mai dire mai»

Giuseppe Arnone, da San Giovanni in Fiore alla “conquista” dell’Ecuador con la Calabria nel cuore

Giuseppe Arnone, 31 anni, è un silano doc. Partito giovanissimo da San Giovanni in Fiore, oggi è direttore finanziario a Guayaquil, in Ecuador. Una bella responsabilità in un Paese lontano e complicato.  «Lavoro per una multinazionale svizzera. Ero da un anno a Singapore, occupandomi di Business Development, quando mi è stata proposta, inaspettatamente, la possibilità di partecipare allo sviluppo del business in Ecuador. Inizialmente il progetto doveva durare sei mesi. Mi sono trasferito qui a febbraio 2020, ma quasi tutto il mio incarico si è svolto in lockdown a causa della pandemia. Al termine del progetto, sentivo di non aver completato quanto speravo, così ho richiesto un’estensione. Ora sono passati cinque anni da quando vivo in Ecuador».

La tua è un’azienda importante che ti ha permesso in pochi anni di raggiungere notevoli traguardi.
«Questi anni mi hanno regalato grandi soddisfazioni professionali e mi hanno permesso di crescere rapidamente. Anche dal punto di vista personale, la mia vita è cambiata profondamente: sono arrivato da solo, e oggi siamo in tre. Qui ho conosciuto mia moglie Samira, e quasi due anni fa è nata nostra figlia Arya».

La vita in un paese come l’Ecuador non è certamente facile. Anche per te che hai dovuto affrontare momenti delicati.
«Nei primi due o tre anni in Ecuador, la situazione era piuttosto tranquilla, e viaggiare era facile e sicuro. Tuttavia, negli ultimi due anni le cose sono peggiorate, costringendoci a prendere misure straordinarie. Ora viviamo quasi esclusivamente nella nostra area residenziale. Fortunatamente, non ho avuto esperienze personali negative. Sul piano lavorativo, però, ho dovuto gestire un paio di furti e persino il sequestro di un nostro collaboratore».

La Calabria è lontana…
«Sí, ma non mi sento completamente estraneo. Mi tengo in contatto con la mia famiglia ogni giorno e seguo con interesse le vicende locali. Inoltre, torno categoricamente in Italia tre o quattro settimane all’anno. La mia impressione è che l’Italia stia attraversando un momento difficile, e la Calabria, con lo spopolamento in atto, fatica ancora di più a svilupparsi. Tuttavia, l’unico settore in cui noto miglioramenti è il turismo estivo. La costa tirrenica sta crescendo bene, e credo che con il tempo anche quella ionica possa raggiungere lo stesso livello di sviluppo».

CONTINUA A LEGGERE SU LACNEWS24.IT