’Ndrangheta, quando la faida tra Cracolici e Bonavota per l’area industriale di Maierato rischiò di insanguinare il Piemonte
Lo scontro per accaparrarsi le estorsioni al confine tra Lametino e Vibonese all’inizio della guerra e i propositi di vendetta da consumare al Nord. Il pentito: «Volevamo ucciderli tutti in un bar di Moncalieri»
È una vecchia storia, quasi archeologia giudiziaria, quella che emerge dagli atti dell’inchiesta Artemis, che ieri ha portato all’arresto di 59 persone tra Lametino e Vibonese. Una storia che mette nella giusta prospettiva l’odio tra clan rivali al confine tra i due territori. Da un lato i Cracolici, dall’altro i Bonavota. In mezzo un territorio conteso, l’area industriale di Maierato. Territorio dei Cracolici, almeno in teoria, se non fosse che la cosca rivale di Sant’Onofrio aveva messo gli occhi sulle imprese della zona.
Francesco Costantino, un pentito di San Pietro a Maida che ha collaborato a lungo con la Dda di Torino, racconta fin dai primi verbali lo scontro che si consuma in Calabria: «I Cracolici si facevano pagare il pizzo da tutti gli industriali che avevano i capannoni nella zona di Maierato detta La Rocca (…). A un certo punto i Bonavota hanno tentato di soppiantare i fratelli Cracolici in questa attività». Il collaboratore di giustizia spiega che i Bonavota a quel punto avrebbero puntato a espandere i propri affari al di là della Calabria: Roma e Torino. La cosca di Sant’Onofrio avrebbe avuto «l’appoggio di altre famiglie del luogo tra cui gli Arona, i Cugliari a cui erano legati da legami di parentela acquisiti anche mediante matrimoni». Il placet per organizzare gli agguati ai danni dei Cracolici sarebbe arrivato ai Bonavota – sempre secondo Costantino – dalla famiglia Mancuso, «che è la famiglia più potente e non solo della zona ma in tutta la Calabria con ramificazioni a Milano».