Cassazione, rigettato il ricorso di Bartolomeo Bruno per il traffico di droga in carcere
Confermata la misura cautelare in carcere per uno degli imputati del procedimento penale denominato "Open Gates"
La Cassazione, relatore il giudice cosentino Francesco Luigi Branda, ha respinto il ricorso di Bartolomeo Bruno, contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Quest’ultimo aveva confermato la misura cautelare in carcere per reati legati al traffico di droga e dispositivi elettronici all’interno della casa circondariale “Ugo Caridi”. Si tratta, com’è noto, dell’operazione antimafia denominata “Open Gates“.
L’indagine, basata su intercettazioni telefoniche, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sequestri e osservazioni sul campo, ha portato alla luce un’organizzazione criminale che gestiva il traffico di stupefacenti e telefoni cellulari destinati ai detenuti. L’ordinanza del 9 febbraio 2024 avrebbe evidenziato il ruolo di vertice di Bruno Bartolomeo all’interno di due sodalizi operanti in sinergia, coadiuvati da una rete di collaboratori esterni e interni al carcere, tra cui un agente di polizia penitenziaria e la stessa direttrice dell’istituto.
Bruno Bartolomeo imputato in Open Gates, le accuse
Secondo l’accusa, Bruno Bartolomeo avrebbe coordinato un sistema consolidato per introdurre droga e apparecchi di telefonia mobile all’interno del carcere. Gli elementi raccolti, tra cui intercettazioni e riscontri oggettivi, dimostrano la sua posizione apicale nell’organizzazione. L’attività criminosa si sarebbe svolta anche con la complicità di alcuni rappresentanti delle istituzioni, che in cambio di denaro agevolavano i traffici illeciti.
Il ricorso in Cassazione
La difesa di Bruno Bartolomeo ha contestato la validità delle intercettazioni e la mancanza di riscontri concreti, come sequestri diretti di droga o denaro. Il difensore ha inoltre sostenuto che le esigenze cautelari si sarebbero affievolite con il cambiamento degli assetti interni al carcere. Tuttavia, la Cassazione ha rigettato tutte le argomentazioni, ritenendole infondate e non specifiche.
I giudici della Suprema Corte hanno sottolineato che l’interpretazione delle intercettazioni rientra nella competenza del giudice di merito, laddove essa risulti logica e basata su massime di esperienza. Le prove raccolte, tra cui le intercettazioni e i sequestri effettuati nei confronti di complici esterni, avrebbero confermato l’esistenza di un’organizzazione stabile e ben strutturata, con ruoli gerarchici definiti.
Misura cautelare confermata
La Cassazione ha ribadito la necessità della custodia in carcere, considerando la spiccata capacità delinquenziale di Bartolomeo, dimostrata dalla complessità delle operazioni criminali messe in atto anche durante la detenzione domiciliare. L’introduzione di misure meno restrittive, come i domiciliari, risulterebbe inadeguata a prevenire la reiterazione dei reati.
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