Scalea, in Comune è crisi profonda: sette consiglieri presentano mozione di sfiducia
Eugenio Orrico in un video postato sui social, parla di «crisi politica irreversibile». Il documento ora approderà in Consiglio dove sarà messo ai voti
Sette consiglieri di opposizione hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Scalea Giacomo Perrotta. Ne dà notizia Eugenio Orrico, che alla scorsa tornata elettorale si era presentato alla cittadinanza come leader della compagine “Scalea bene Comune” e che grazie al 12,6% di preferenze ha guadagnato un posto in consiglio comunale, sedendo tra i banchi della minoranza.
Orrico, in un video postato sui social, parla di «crisi politica irreversibile». La mozione di sfiducia arriva dopo il “crac” dei giorni scorsi tra il sindaco Perrotta e due consiglieri di maggioranza, Gaetano Bruno e Gianna Fiore, passati al gruppo autonomo. Entrambi hanno deciso di prendere le distanze dopo l’ingresso del primo cittadino in Forza Italia, decisione non condivisa dai due consiglieri, che oltretutto lamentano di non essere stati messi preventivamente al corrente.
Che cosa succede ora
La mozione di sfiducia dovrà essere sottoposta al vaglio dell’intero consiglio comunale e votata. «Bruno e Fiore – citiamo testualmente le parole di Orrico – votando la mozione di sfiducia al sindaco hanno la possibilità di ricambiare la scorrettezza fatta nei loro confronti». Se così fosse, il sindaco non avrebbe più i numeri per governare e il consiglio comunale andrebbe lo scioglimento e successivamente verso il commissariamento. Tuttavia, nei giorni scorsi Gaetano Bruno ha dichiarato apertamente di non avere alcun interesse a mandare Perrotta a casa anticipatamente, benché non ne condivida più valori e condizioni politiche. Resta comunque l’incognita Gianna Fiore, che in questo caso potrebbe fare da ago della bilancia.
Tutti vogliono la poltrona
Nonostante la drammaticità della situazione, in molti a Scalea hanno già messo in fresco lo spumante per i festeggiamenti. Ma le ragioni non solo soltanto politiche. La poltrona da sindaco di Scalea è ambitissima, non soltanto per l’alto compenso – la città supera abbondantemente i 10mila abitanti – ma per il potere che conferisce, soprattutto per chi aspira a ben altri ruoli politici. E la crisi attuale è solo il rush finale di una città in fermento che, checché se ne dica, si prepara a nuove elezioni almeno da un anno, a prescindere dagli avvenimenti e dalle colpe di ognuno.
Perché tutti, sotto sotto, ci sperano di avere una scrivania al terzo piano del palazzo che svetta a Plinio il Vecchio o anche al piano di sotto, a patto di avere un assessorato. Quindi ora è il momento delle alleanze, pure quelle improbabili, dove tutti coloro che potrebbero guidare il carro dei vincitori, volti vecchi e nuovi, sono buoni e perdonati per ogni peccato, grande o piccolo che sia. L’importante è portare l’acqua, e i voti, al proprio mulino, anche se questo significa far ripiombare uno dei centri più importanti della Riviera dei Cedri nell’incubo del commissariamento. Per la terza volta in dieci anni.