Mariano Santo, il giallo delle scintigrafie: pazienti prenotati, ma esami impossibili da effettuare
Un caso denunciato dal legale di una signora di Belvedere che ha messo in difficoltà più di un malato. Su questa vicenda occorrerà fare luce al più presto
Per chi attendeva, finalmente, di sottoporsi a una scintigrafa, un esame non certo di routine ma vitale, al Mariano Santo di Cosenza, è stata una settimana difficile. La prima storia è riportata dall’avvocato Ennio Abonante, che sottolinea «la pessima organizzazione dei reparti ed una condotta non particolarmente diligente dei responsabili» rimarcando come sia «palese che la condizione dei pazienti, costretti a subire sulla propria pelle queste situazioni sia diventata davvero insopportabile». La storia è quella di una signora di Belvedere Marittimo che doveva effettuare una scintigrafia ossea ed ottenuto la prenotazione per il 29 novembre. Si tratta di un esame importantissimo soprattutto per chi purtroppo si trova ad attraversare un complesso percorso diagnostico prima di affrontare eventuali operazioni delicate, spesso rientranti nella sfera oncologica.
Qualche giorno fa la signora ha ricevuto una telefonata di conferma della data e dell’ora dell’appuntamento e questa mattina, accompagnata dal marito, si è recata presso il reparto di all’Ospedale Mariano Santo, nella divisione di Medicina Nucleare dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza dove, dove però, inopinatamente, ha appreso che non era possibile effettuare la scintigrafia.
«Al grave disagio determinato dal fatto che non si tratta di un’indagine di routine ma di un esame
particolare di cui la signora aveva impellente necessità, si è aggiunto anche l’atteggiamento ostativo del
direttore della divisione, il quale non ha voluto rilasciare un attestato da cui risultasse che la paziente
si è presentata, ma l’esame non è stato eseguito ed ha addossato la responsabilità dell’accaduto al CUP,
per cui oltre al danno per non avere potuto effettuare la prestazione, è seguita la beffa.
Il camice bianco, è diverso da qualsiasi altro indumento da lavoro, perché presuppone che chi lo
indossa, oltre alla competenza, sia portatore di umanità, comprensione e dedizione verso il prossimo e
verso chi soffre, ma purtroppo, non è così» scrive l’avvocato. «L’anziana, costretta a rinunciare al diritto fondamentale alla salute, ha dovuto fare ritorno a casa senza una diagnosi, aumentando il rischio per la sua condizione».
Questo episodio non è solo un caso isolato. Altre prenotazioni fissate al Mariano Santo, sono state cancellate e rimandate di 10 giorni a causa di un presunto guasto al macchinario.
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