Processo Reset, le testimonianze delle vittime sulle richieste estorsive della ‘ndrangheta di Cosenza
Il racconto delle persone offese chiamate a riferire sulle bottigliette incendiarie e le telefonate anonime pervenute da ignoti ma con un chiaro messaggio mafioso
L’udienza del processo Reset, tenutasi nell’aula bunker di Castrovillari, si è svolta tra condizioni difficili e testimonianze che hanno riportato alla luce dinamiche criminali radicate. L’assenza di riscaldamento e servizi igienici adeguati ha reso il contesto lavorativo quasi insostenibile, un problema sottolineato con forza dagli avvocati e dagli operatori giudiziari.
L’esame del maresciallo Leone al processo Reset: cinque ore di dettagli investigativi
La prima parte dell’udienza del processo Reset è stata caratterizzata dall’escussione del maresciallo dei carabinieri Leone, che ha fornito un quadro dettagliato sui riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Basandosi su operazioni come Tela del Ragno, Nuova Famiglia e Doomsday, Leone ha ricostruito i legami tra i principali imputati e gli eventi che hanno portato alla nascita della presunta confederazione mafiosa operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina.
In particolare, sono emersi dettagli sulle dichiarazioni di Adolfo Foggetti riguardo alla “pax mafiosa”, nonché sui periodi di carcerazione e controlli stradali di personaggi come Umberto Di Puppo e Patitucci.
Durante il controesame, gli avvocati hanno evidenziato come alcune delle circostanze riportate dal maresciallo Leone fossero legate a fatti-reato non pertinenti a Reset, ma risalenti a procedimenti dei primi anni Duemila, come il “battesimo” di Michele Bruni, ex boss della cosca “Bruni-Zingari” di Cosenza. Ed ancora: prima in esame e poi in controesame è stata affrontata la posizione di Mario “Renato” Piromallo. In una relazione di servizio, in cui c’era anche Giuseppe Bartucci, i carabinieri hanno ritenuto di scarso interesse investigativo il contenuto di una conversazione già presente nel processo “Bianco e nero“.
Le persone offese al processo Reset: estorsioni e minacce
La seconda parte dell’udienza ha visto il coinvolgimento delle persone offese, la cui narrazione ha delineato un quadro inquietante di soprusi ed estorsioni.
Prima persona offesa
Un dipendente delle Ferrovie della Calabria, ha raccontato di essere stato avvicinato da un uomo, Francesco Curcio, che con tono minaccioso gli avrebbe chiesto di saldare debiti legati alla scuola privata dei figli. La vittima, che aveva due cambiali in essere, ha consegnato circa 2.000 euro in più tranche.
Seconda persona offesa
Il gestore di una scuola privata, ha denunciato richieste di denaro da parte di Luigi e Nicola Abbruzzese e Francesco Curcio. La somma iniziale di 10.000 euro fu ridotta a 4.000 euro dopo una “trattativa”. Il testimone ha riferito di essere stato minacciato.
Terza persona offesa
Coinvolta nella stessa vicenda della scuola privata, ha descritto l’arroganza degli estorsori nel pretendere il denaro.
Quarta persona offesa
Un venditore industriale ha denunciato minacce anonime culminate nell’incendio dei mezzi aziendali nel gennaio 2020, con danni per 30.000 euro. Oggetto della contesa un Fiat Doblò che sarebbe passato alle ore 20.45 nei pressi dell’azienda finita nel mirino della ‘ndrangheta cosentina.
Altre testimonianze
La quinta e la sesta persona offesa hanno riferito episodi di minacce telefoniche, mentre la settima ha descritto una richiesta di denaro legata a un subappalto per lavori di fibra ottica, accompagnata dalla minaccia: “Trova un buon amico, altrimenti salti in aria”. Un attimo dopo si presentò in Questura per sporgere denuncia.
Ottava persona offesa
Il gestore di una rivendita del settore ceramico, ha raccontato di aver ricevuto ad agosto 2018 una telefonata intimidatoria. Un collaboratore dell’attività rispose alla chiamata, in cui si sentì dire: “Mettetevi a posto”. Fu subito chiaro che si trattava di una richiesta estorsiva, anche se non si arrivò a una denuncia immediata.
Nona persona offesa
Il titolare di un’azienda di prodotti dolciari, ha riferito di avere avuto rapporti commerciali con Rosanna Garofalo, «una cliente che aveva sempre pagato regolarmente le fatture». Tuttavia, la sua attività chiuse nel 2012. Durante il controesame è emerso che la vicenda riguardava esclusivamente Garofalo e non coinvolgeva l’allora marito Francesco Patitucci, principale imputato del processo Reset.
Decima persona offesa
L’ultima persona offesa sentita in aula a Reset ha dichiarato di conoscere Rosanna Garofalo come cliente della sua precedente attività. La Garofalo gli aveva chiesto aiuto per vendere i prodotti rimasti in magazzino dopo la chiusura della sua attività. Durante il controesame, l’avvocato Gaetano ha evidenziato come la situazione mettesse in luce le difficoltà economiche personali della donna più che un legame diretto con la presunta confederazione mafiosa.
Critiche alle condizioni logistiche
L’udienza si è svolta in condizioni definite “indecenti” dal presidente del tribunale e dai legali coinvolti. L’aula bunker, priva di riscaldamento adeguato, ha costretto giudici e avvocati a indossare giubbotti sopra le toghe. Inoltre, la mancanza di servizi igienici per le donne e lo stato di degrado generale sono stati denunciati con forza.
Il presidente Ciarcia ha trasmesso un verbale alla Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio, chiedendo interventi urgenti. Gli avvocati hanno richiesto il trasferimento del processo in un’altra aula bunker calabrese, dotata di infrastrutture adeguate.
Processo Reset, rito ordinario: gli imputati
- Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
- Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
- Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
- Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
- Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
- Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
- Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
- Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
- Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
- Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
- Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
- Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
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