mercoledì,Febbraio 12 2025

Città unica, il referendum vinto dalla borghesia e perso dai più deboli

Hanno prevalso i detentori di rendite e i fautori dell'individualismo a scapito della comunità, una trappola in cui è caduta anche la sinistra radical chic

Città unica, il referendum vinto dalla borghesia e perso dai più deboli

di Pietro Tarasi*

L’esito del referendum sulla città unica ha sancito la vittoria della borghesia della rendita di posizione a danno della parte più debole della società dell’area urbana. Mi rendo conto delle implicazioni di tale affermazione che possono urtare diverse sensibilità ma, rifacendomi ad un recente articolo che analizza la distribuzione della povertà nelle nostre contrade, fa emergere come il disagio di buona parte della popolazione, affannata a sbarcare il lunario, sia distante dalla partecipazione e non sia in grado di curare i propri interessi non riuscendo a cristallizzare un minimo di resistenza e partecipazione civica.

Di questa situazione ne approfittano i detentori di rendite che nei loro palazzi recintati con tristi aiuole che scimmiottano la natura, si barricano nella confort zone e difendono caparbiamente il loro spazio privato costruito sull’individualismo e scacciando la comunità. Basta camminare fra i quartieri residenziali di Castrolibero e Rende per respirare quell’aria artificiale in cui viali alberati e sparuti giardini sono buoni per passeggiare cani, con rispetto per i cani, mentre gli spazi di socialità sono, laddove possibile, relegati alla convivialità del cibo e allo shopping.

Dall’altra parte una città, complessa, problematica in cui convivono la congestione del traffico, per lo più provocato dal pendolarismo delle rendite, da periferie disagiate abbandonate a sé stesse con carenze di servizi e marginalità sociale, scarsa presenza di verde frutto di una speculazione di basso profilo retaggio del passato, un centro storico patrimonio fra i più importanti del meridione sostanzialmente abbandonato ricco di storia e cultura ma condannato a decadere se non riabitato.

Bene, fa specie come una certa sinistra si sia intestata una battaglia Identitaria o crogiolata in ghirigori teorici immaginando costruzioni come la città policentrica per la quale occorrerebbe una maturità politica e una visione che al momento non è neanche immaginabile. Del resto si sa che laddove non si voglia far nulla basta impostare artifici teorici sui quale poter fare convegni buoni a costruire curriculum e crediti accademici o testi visionari.

La necessità di costruire una realtà urbana in cui si possano integrare i vari territori anche in uno sforzo di solidarietà volto a condividere un progetto ampio che abbia la capacità di affrontare tutte le problematicità di uno spazio urbano ed esprimere nello stesso tempo tutte le potenzialità di un’area integrata, resta e ci obbliga a non lasciar cadere il tema della Città unica. Paventare i pannicelli caldi dell’unione dei servizi resta una mera illusione buona per chi oggi, in assenza di soluzioni, ci vuole propinare soluzioni lasciate alle esili strutture burocratiche di municipi in difficoltà a gestire l’ordinario figuriamoci il resto.

Sicuramente la recente esperienza ha lasciato disorientati e la destra al governo, colpevole di aver mal posto il processo normativo e il sostegno all’obiettivo, ha ritenuto intestarsi una battaglia volta forse più all’egemonia su un territorio che al governo del bene comune sancendo la definitiva distanza tra la cittadinanza disagiata e la classe dirigente appannaggio di un notabilato stantio. In questa trappola si è lasciata imbrogliare una sinistra radical chic che è stata buona solo a sbandierare le solite formule retoriche immaginando di trovarsi nelle megalopoli mondiali e non in una piccola città destinata a decadere se non si immagina un grande processo di integrazione e rinnovamento volto alla giustizia sociale ed economica, all’inclusione e all’equità.

Walter Benjamin amava il quadro di Klee che rappresentava un angelo che volava verso il futuro con la testa rivolta all’indietro con lo sguardo al passato. L’angelo della storia, così definito dall’autore, spero sia insegnamento per il futuro e che la storia sia maestra di vita.

*presidente Progetto Meridiano

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