martedì,Gennaio 14 2025

Ad Acri bandite le patate, almeno nei cullurielli. La classica disputa sul fritto dell’Immacolata – VIDEO

Scopri le differenze tra le versioni e segui la ricetta per preparare i cullurialli acresi, simbolo di un'antica tradizione che si tramanda di generazione in generazione

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Fermi tutti: è il giorno dell’Immacolata, e in Calabria una sola cosa è certa, si frigge! Da Cosenza ai comuni che si arrampicano verso la Sila, la tradizione cattolica che celebra la purezza della Madonna si intreccia con quella culinaria, dando vita a un rito che unisce sapori, profumi e un pizzico di sana permalosità.

A Cosenza i protagonisti della festa sono i cuddruriaddri, mentre nei paesi dell’entroterra silano, come ad esempio Acri, si chiamano cullurialli. E guai a confondere i nomi! Pronunciare culluriallu invece di cuddruriaddru a Cosenza potrebbe costare una severa lezione linguistica. Ma guardando tutto da un altro punto di vista, o meglio, da altre quote sul livello del mare, le “l” di culluriallu, vincono sulle “d” di cuddruriaddru. Insomma, come recita una nota canzone: “da che punto guardi il mondo tutti dipende”.

La disputa tra Cosenza e Acri (e non solo): patate sì o patate no?

Le differenze non si fermano alla fonetica. A Cosenza, la ricetta tradizionale prevede l’aggiunta di patate all’impasto. Una pratica radicata che non ammette compromessi. Nei comuni silani, invece, come Acri, il culluriallu viene rigorosamente preparato senza patate, un dettaglio che i cosentini trovano quasi eretico. Nonostante le differenze, una cosa accomuna tutti: l’abbondanza di olio bollente, simbolo di opulenza e convivialità.  

Una tradizione che unisce e si reinventa

cullurialli acresi (o cuddruriaddriculluriellicrispelle a seconda della zona) sono simboli di festa, con radici che si perdono nella storia contadina. Gli ingredienti sono pochi e semplici: farina, lievito, acqua e sale. Ma ogni famiglia ha la sua variante, che rende unica ogni frittura.

Ad Acri, per esempio, i cullurielli si distinguono per la loro forma grande e allungata, perfetti sia come merenda che come accompagnamento per pietanze dolci o salate. Mentre i cosentini prediligono versioni più piccole e tondeggianti.

Il bello di questo piatto è la sua adattabilità: con un pizzico di zucchero nell’impasto (o sopra dopo fritti), i cullurialli (cuddruriaddri per gli amici cosentini) si trasformano facilmente in dolci, magari accompagnati da miele di fichi

La frittura dell’Immacolata: più di una tradizione

Friggere l’impasto a ridosso dell’8 dicembre è più di un semplice gesto culinario. È un rito che si tramanda, un momento che unisce generazioni, famiglie e comunità. E mentre ci si divide su nomi e ingredienti, una cosa è certa: ogni morso è un concentrato di storia, cultura e passione calabrese. Qualunque sia il nome che preferite, preparate l’olio e godetevi questa delizia della tradizione!

Nel frattempo, però, ecco di seguito la ricetta dei cullurialli acresi, come riportata anche nel volume “Cucinare come una volta”, del Rotary club di Acri. Nel video in allegato, inoltre, una versione “made home” che mostra alcuni dei principali passaggi e nella preparazione è stata utilizzata anche un’impastatrice per velocizzare il tutto. 

Ingredienti

  • ·       1 kg di farina 0
  • ·       150 g di lievito madre
  • ·       1 cubetto di lievito di birra da 25 g
  • ·       1 pizzico di sale
  • ·       600 ml di acqua
  • ·       Olio per friggere

Preparazione

In una ciotola capiente versare la farina, il lievito madre, il lievito di birra sciolto in un po’ di acqua tiepida e il sale. Impastare energicamente per almeno 15 minuti, aggiungendo, se necessario, ancora acqua tiepida (la quantità di acqua è indicativa e dipende dal grado di assorbimento della farina) finché l’impasto non risulterà morbido e omogeneo.

Coprire con un canovaccio e una coperta e lasciare lievitare in un luogo caldo fino a quando l’impasto non raddoppia di volume (2-3 ore circa). Una volta pronto, con le mani unte di olio per evitare che si attacchi, prelevarne una piccola quantità e formare dei panetti di 100 grammi circa, che devono essere riposti su una spianatoia infarinata, ben distanziati tra loro e coperti con una tovaglia e una coperta leggera, avendo cura di non appesantire troppo per non schiacciare l’impasto e favorire una seconda lievitazione.

Dopo circa un’ora, quando i panetti saranno ben gonfi, prenderli uno alla volta e con il pollice e l’indice di entrambe le mani (unte di olio) praticare un piccolo foro al centro, allargare per dare una forma circolare e friggerli in una padella larga e capiente, in cui avrete già scaldato abbondante olio (1,5 litri circa), portandolo a temperatura utile per la frittura. Fare dorare da entrambi i lati, scolare su carta assorbente e servire caldi.

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