«Per De Grandis e Grosso il reinserimento sociale funziona bene e viene garantito il principio di rieducazione della pena»
L'avvocato Amelia Ferrari, difensore dei due condannati per il delitto di Frascati, precisa: «Hanno sempre mantenuto una condotta irreprensibile, partecipando alle attività di risocializzazione svolte all’interno del carcere di Cosenza»
Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’avvocato Amelia Ferrari, difensore di Giovanni De Grandis e Pino Fabrizio Grosso, oggetto entrambi dell’articolo: “Delitto di Frascati, 30 anni dopo: niente libertà vigilata a un ergastolano cosentino”
Ieri è stata pubblicata dalla Vostra testata giornalistica una notizia di stampa riguardante due miei assistiti, De Grandis Giovanni e Grosso Pino Fabrizio, i quali, a seguito di quanto riportato nell’articolo mi chiedono di fare chiarezza sui profili giuridici della notizia diffusa sul web.
Il reato di cui si parla è risalente nel tempo, la sentenza di condanna è divenuta, infatti, definitiva nel 1999 ed è afferente ad un reato commesso più di trenta anni addietro, per cui i predetti stanno scontando la loro pena, con ammissione al beneficio della semilibertà, concesso dal Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, beneficio che continuano a mantenere, entrambi, da circa tredici anni e per cui non hanno mai trasgredito a nessuna delle prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria.
Hanno sempre mantenuto una condotta irreprensibile, partecipando alle attività di risocializzazione svolte all’interno del carcere di Cosenza e da qualche tempo alle attività di volontariato che hanno intrapreso, per concessione di una positiva valutazione dell’area trattamentale del carcere e di concerto con la Magistratura di Sorveglianza di Cosenza, attenta a tutti i passi in avanti che nel tempo i due detenuti hanno compiuto, ottenendo anche la remissione del debito.
La notizia risalente a circa trenta anni addietro, non deve inficiare un percorso che i due condannati stanno compiendo, con il mio ausilio quale Legale dei predetti, per cui si deve riconoscere una situazione di grande volontà di risocializzazione, in quanto, i predetti, hanno ormai una loro famiglia, con due compagne presenti e di supporto ai loro progetti, oltre che ligi alle regole che ha determinato la Magistratura di Sorveglianza di Cosenza, la quale nel tempo, ha imposto, dosando con grande e doverosa attenzione, bilanciando con grande prudenza, gli interessi della sicurezza collettiva con il principio di rieducazione della pena, che governa il Nostro ordinamento e dunque con l’articolo 27 della nostra Costituzione.
Deve essere, infine, chiarito che la presunta minaccia di cui si parla nell’articolo, è risalente a tre anni addietro e la sentenza di non doversi procedere è stata emessa più di due anni anni fa, infatti, vi è stata remissione tacita di querela dinnanzi al Giudice di Pace di Cosenza.
Le ragioni della remissione, saranno rese note alla Difesa di De Grandis, solo più tardi e si riterrà opportuno, per tale motivazione, di portare le motivazioni dinnanzi al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, con la finalità di spiegare quanto realmente accaduto e che non può essere chiarito sulla stampa.
Pertanto, ogni motivazione afferente al predetto episodio, sarà chiarita nella prossima presentazione della richiesta di liberazione condizionale che la Difesa dovrà presentare nuovamente e che da anni richiede, al termine di un lungo percorso teso a valorizzare la condotta dei predetti, certamente affrancati da logiche criminali e intenti a dare progettualità alla loro vita, non essendo rimasti fermi a trenta anni fa con la loro condotta in quanto supportati dall’area trattamentale nei loro progressi personali.
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