Cosenza, il Consorzio Valle Crati ricorre al Tar contro il nuovo albergo-residence di via Popilia
Il Consorzio evidenzia che l’approvazione del progetto si pone in contrasto con il principio di tutela ambientale, compromettendo la regolarità del processo depurativo e lo smaltimento delle acque reflue
Il Consorzio Valle Crati, rappresentato dal presidente Maximiliano Granata, assistito legalmente dall’avvocato Luigi Monaco, ha notificato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per la Calabria. Il ricorso è stato avanzato contro il Comune di Cosenza, rappresentato dal sindaco pro tempore, e contro la società 3R S.r.l. di Figline Vigliaturo (CS), in merito alla delibera del Consiglio Comunale di Cosenza n. 46 del 9 ottobre 2024, che ha approvato un progetto per la realizzazione di un albergo-resindence 5 stelle superior a via Popilia. Si tratta, come noto, di un edificio multipiano con destinazione turistico-alberghiera nell’area regolamentata dal Piano Attuativo Unitario “Via Popilia – Vaglio Lise”.
Le motivazioni del ricorso di Valle Crati
Il Consorzio Valle Crati, istituzionalmente incaricato del controllo sulla corretta depurazione dei reflui e sulla gestione del sistema fognario nei Comuni consorziati, contesta la legittimità della delibera comunale. Il ricorso si basa su diverse violazioni normative, tra cui:
- Mancata convocazione del Consorzio Valle Crati Il Consorzio, quale soggetto competente per il rilascio delle autorizzazioni all’allaccio alle reti fognarie comunali e consortili, non è stato invitato a esprimere il proprio parere sul progetto. Tale omissione costituisce una violazione dell’art. 14 della legge 241/1990, che impone il coinvolgimento degli enti competenti nei procedimenti amministrativi.
- Incremento del carico sui sistemi fognari La destinazione urbanistica dell’edificio, prevista come residence turistico-alberghiero, comporta un notevole incremento dell’afflusso di reflui da gestire. La mancata valutazione preventiva sull’adeguatezza del sistema di smaltimento rappresenta un rischio per la tutela ambientale e la funzionalità del sistema fognario.
- Scadenza del Piano Attuativo Unitario (PAU) Il progetto approvato si basa su un PAU ormai scaduto, in violazione degli articoli 16, comma 5, e 17, comma 1, della legge urbanistica n. 1150 del 1942. Secondo la normativa, i piani attuativi hanno una validità massima di dieci anni, trascorsi i quali non è possibile procedere con interventi edilizi basati su tali strumenti.
Richiesta di sospensione cautelare
Il Consorzio evidenzia che l’approvazione del progetto si pone in contrasto con il principio di tutela ambientale, compromettendo la regolarità del processo depurativo e lo smaltimento delle acque reflue. La destinazione turistico-alberghiera dell’edificio richiede una pianificazione rigorosa per garantire la sostenibilità infrastrutturale e ambientale dell’intervento. Alla luce delle violazioni evidenziate, il Consorzio Valle Crati ha richiesto al TAR Calabria la sospensione dei provvedimenti impugnati. Questa misura cautelare è ritenuta necessaria per prevenire danni irreparabili al sistema fognario e garantire la correttezza degli atti amministrativi adottati.
Il Presidente del Consorzio Maximiliano Granata, ha dichiarato che la tutela degli interessi ambientali e infrastrutturali è una priorità imprescindibile, ribadendo l’impegno dell’ente nel garantire un adeguato smaltimento delle acque reflue nei Comuni consorziati. Il ricorso richiama diverse pronunce giurisprudenziali che confermano l’illegittimità di interventi edilizi basati su piani urbanistici scaduti, tra cui le sentenze del TAR Umbria n. 745/2016, del TAR Toscana n. 1095/2016 e del Consiglio di Stato n. 5385/2021. Questi precedenti sottolineano l’impossibilità di portare a esecuzione interventi edilizi privi del necessario supporto normativo e pianificatorio.