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Cenone di Capodanno a Cosenza fra tradizione e contaminazione | VIDEO

Cuddruriaddri a pranzo per "stare leggeri", poi tavolata fra parenti e amici in attesa dell'anno nuovo. Le aspettative dei cosentini nella giornata del 31 dicembre

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Cenone di Capodanno a Cosenza. Una giornata intensa fra fornelli, aperitivi e corse frenetiche alla ricerca dell’ultimo cotechino. O zampone, a voi la scelta. Intanto i cosentini si preparano a sedersi a tavola per la notte che chiude il 2024. Spumante, lenticchie, cotechino e zampone. Ma non solo, perché il cenone di Natale vede tanti cosentini ospitare o essere ospitati da amici e familiari.

Cenone di Capodanno a Cosenza, la tradizione parte da pranzo

Attenzione, però, perché a Cosenza le tradizioni del cenone di Capodanno partono dal pranzo. «Noi stasera saremo sullo Jonio – ci dice un signore sulla cinquantina – ma da buon cosentino, a pranzo, non rinuncio a cuddruriaddri e vecchiareddre». Il piatto di ogni vigilia invernale, che con la scusa di “tenersi leggeri in vista del cenone” ha l’unico pregio di far aumentare la salivazione. E poi, ovviamente, via al resto delle danze. Primi e secondi fra pesce (soprattutto) e carne, ma non mancano sottoli e formaggi, fiori all’occhiello del pranzo cosentino.

Se da Piacenza arriva anche un cotechino diverso

Attenzione, però, perché se da una parte c’è la tradizione calabrese, qualche ospite viene da fuori. «Io sono di Piacenza – ci dice una donna – e stasera porterò il Mariola, che è un cotechino tipico delle nostre zone». Non si escludono insomma le contaminazioni, nonostante ci sia una certa inflessibilità da un punto di vista delle usanze. «Stasera siamo dai nostri figli – ci spiega un nonno con due nipotini al seguito – e credo che il menù sia quello tradizioni. Però non mi hanno aggiornato», sorride subito dopo.

Cenone di Capodanno, chi è ospite non si riposa poi molto

Preparare il cenone di Capodanno, insomma, è una fatica immane. Eppure restare in famiglia o fra amici è una tradizione per cui la compagnia vale assolutamente i sudori. E poi, se ospitare l’evento è faticoso, gli ospiti sicuramente non si possono presentare a mani vuote. E a poco servono pandori e panettoni avanzati da Natale e riciclati costantemente una settimana dopo. «Dopo sei anni finalmente saremo ospiti – ci dice un altro intervistato – ma qualcosa porteremo sicuramente». Gli fa eco il vicino, anche abbastanza provato da pranzi e cene di Natale. «Cosa mi aspetto da stasera? Di mangiare poco perché veramente non ce la faccio più». Per poi immediatamente correggersi: «Ma senza abbuffate, poi, che periodo di feste sarebbe?». Una domanda che ci poniamo tutti. Ma alla quale, forse, a Cosenza non vogliamo risposta.

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