Nuovo ospedale di Cosenza, dopo il flop del referendum torna in discussione il sito
La storia non trova sbocco in qualcosa di concreto fin dal 2008. Il peso dell’Inail e l’idea di un'azienda ospedaliero-universitaria analoga alla Dulbecco di Catanzaro
È un romanzo a puntate che ci hanno propinato in più stagioni, come certe serie televisive. Di quelle che ti lasciano appesi per qualche tempo perché non si arriva mai alla conclusione della storia.
Il 2008 l’anno di esordio, con il primo atto ufficiale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza in cui si parla della costruzione di una nuova struttura per ospitare l’Hub della provincia bruzia, in considerazione della vetustà dei locali dell’Annunziata, costruito in epoca fascista e non più adeguato a rispondere alle esigenze di salute del secondo millennio, che richiedono comfort alberghieri per i pazienti e spazi utili ad accogliere degenti, personale, ambulatori ed apparecchiature diagnostiche di ultima generazione.
In verità già all’inizio degli anni ottanta la politica aveva progettato di erigere un nuovo stabilimento ospedaliero individuando la zona del quadrivio di Mendicino come luogo in cui realizzare la struttura. Si era pure proceduto all’acquisizione dei terreni, ancora oggi di proprietà dell’Asp che li ha ereditati dall’allora Unità Sanitaria Locale numero 9. Ma l’iter fu bloccato dal ritrovamento di non meglio specificati reperti archeologici. Quei terreni sono ancora sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza, ma di tesori non ne sono mai venuti alla luce.
Il 2008 lo identifichiamo con l’inizio della storia perché proprio da quella procedura, discende quella ancora in essere, rimasta sospesa tra studi di fattibilità e dichiarazioni più o meno avventate della politica in merito alle tempistiche di realizzazione dell’opera, e però ancora profondamente divisa sul luogo in cui la struttura dovrà sorgere.
Il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha rimesso in discussione la scelta di collocare l’ospedale nei pressi dello scalo ferroviario di Vaglio Lise, puntando le proprie carte sull’idea del policlinico da costruire nei pressi del Campus di Arcavacata. Perché, questa la spiegazione offerta da Occhiuto che ricopre pure la carica di commissario ad acta della sanità calabrese, l’avvio all’Università della Calabria del corso di laurea in medicina e chirurgia, ha modificato sostanzialmente il quadro della situazione.
Sulla logistica poi pure l’Inail ha voce in capitolo. Non tanto e non solo perché l’Istituto mette a disposizione un finanziamento da 349 milioni di euro, nell’ambito del proprio piano di investimenti ad elevata utilità sociale previsto dalla legge, cui si aggiungono 45 milioni di euro da destinare alla trasformazione dell’Annunziata in cittadella della salute. Ma soprattutto perché l’Inail, proprio in ragione di questo investimento, acquisirà la proprietà sia del terreno che dell’immobile, a prescindere dal luogo in cui verrà costruito.
Il Decreto di stanziamento delle somme, il Dpcm del 14 settembre 2022, reca però la dicitura “Realizzazione nuovo ospedale di Cosenza”. Non è chiaro se questo ne vincoli la costruzione nel perimetro dei confini del comune bruzio. Vincolo che sarebbe venuto meno con la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero, scomparsa dai radar dopo gli esiti del referendum dello scorso dicembre. Attesa la volontà politica di realizzare l’investimento nei pressi dell’Unical, tuttavia, questo ostacolo di natura burocratico-formale, appare agevolmente superabile.
La proprietà dell’immobile sarà dunque in capo all’Inail mentre restano ancora da definire le modalità di gestione. Potrebbe proseguire nel solco della convenzione attuativa stipulata tra Regione, Unical e, appunto Azienda Ospedaliera con la quale, giusto un anno fa, si è aperta la strada della clinicizzazione, ovvero del conferimento di incarichi di direzione di Uoc dell’Annunziata a docenti del corso di laurea in medicina e chirurgia. Oppure su impulso del Rettore potrebbe essere appositamente istituita una nuova Azienda Ospedaliera Universitaria. La strada più plausibile però, conduce verso la costituzione di un’azienda ospedaliero-universitaria analoga alla Dulbecco di Catanzaro, con le attività didattiche e specialistiche concentrate nel nuovo plesso di Rende ed il mantenimento di alcuni presidi nell’attuale sede dell’Annunziata, perché più funzionali al centro città.