Avvelenava la figlia per aumentare i follower: influencer australiana arrestata
Una storia di shock dall'Australia: un'influencer avvelenava la figlia per far credere che fosse malata terminale, raccogliendo oltre 60mila dollari in donazioni
Un caso di abuso minorile e frode ha scioccato l’Australia. Una influencer 34enne è stata arrestata con accuse gravissime: avrebbe avvelenato la figlia, facendola credere malata terminale per ottenere donazioni sui social network.
Secondo quanto riportato dalla BBC, la donna è accusata di tortura, somministrazione di veleno, produzione di materiale per lo sfruttamento minorile e frode. L’indagine, partita nell’ottobre scorso, ha rivelato un quadro inquietante di sofferenza e manipolazione, con la bambina sottoposta a mesi di dolori e gravi rischi per la salute.
La ricostruzione dei fatti
L’influencer aveva conquistato migliaia di follower sui social raccontando la presunta battaglia della figlia contro una malattia terminale. Attraverso video e post strazianti, documentava le difficoltà e chiedeva il supporto economico dei suoi seguaci, riuscendo a raccogliere circa 60mila dollari australiani (pari a 37.300 dollari americani).
Ma nell’ottobre scorso, dopo un grave episodio di malore, la bambina è stata ricoverata in ospedale. I medici, insospettiti dai sintomi e dalla situazione, hanno deciso di avvisare le autorità.
Le indagini hanno rivelato che tra agosto e ottobre la donna avrebbe somministrato alla figlia farmaci non autorizzati, sia da prescrizione sia acquistati in farmacia, senza alcuna indicazione medica.
Parla la polizia: “Reati ripugnanti”
In una conferenza stampa, l’ispettore della polizia del Queensland, Paul Dalton, ha dichiarato:
«Non ci sono parole per descrivere quanto siano ripugnanti reati di questa natura. Mentre la bambina era sottoposta a immensa sofferenza e dolore, la donna filmava e pubblicava video sulla piccola.»
L’ispettore ha inoltre confermato che i test effettuati a gennaio hanno dato esito positivo per i farmaci non autorizzati. La situazione della bambina era così grave da poter portare alla morte.
«Gli effetti di questa presunta frode per cercare attenzione erano potenzialmente letali,» ha aggiunto Dalton, sottolineando che ora la salute della piccola è migliorata.
I guadagni illeciti e le conseguenze legali
Grazie alla sua strategia manipolatoria, la donna era riuscita a raccogliere decine di migliaia di dollari attraverso un sito di raccolta fondi. La piattaforma ha avviato il processo per rimborsare le donazioni, una misura che l’ispettore Dalton ha definito necessaria per limitare i danni di questa vicenda.
Per la donna, le accuse potrebbero comportare conseguenze molto gravi:
- La condanna per tortura prevede una pena massima di 14 anni di reclusione;
- Per la produzione di materiale per lo sfruttamento minorile, la pena massima sale a 20 anni.
Nessun altro coinvolto
La polizia ha confermato di aver indagato su altre persone che avrebbero potuto essere coinvolte nei presunti abusi, ma non sono emerse prove sufficienti per incriminare qualcun altro.
La 34enne comparirà domani davanti al tribunale di Brisbane, dove affronterà le accuse a suo carico.