martedì,Febbraio 18 2025

Nuovo ospedale di Cosenza, Guccione “scuote” Occhiuto: «Si dia una mossa, non possiamo sprecare soldi pubblici» | VIDEO

Il dirigente nazionale del Partito democratico chiede al presidente della Regione di pubblicare gli esiti del nuovo studio di fattibilità e la gara per affidare la progettazione dell'opera

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Entra ed esce dai radar, a settimane alterne, la vicenda del nuovo ospedale di Cosenza. La Regione ha in cassaforte 349 milioni di euro stanziati da Inail per la costruzione dell’edificio. E però la progettazione è in stand-by in attesa della pubblicazione dei risultati del nuovo studio di fattibilità commissionato dall’amministrazione guidata da Roberto Occhiuto nel giugno 2023.

Non è difficile pronosticarne l’esito: tutto lascia pensare infatti che tale percorso sia stato intrapreso per costruire una procedura burocratica che giustifichi il trasloco, virtuale si intende, dello stabilimento sanitario dal sito di Vaglio Lise prescelto dalla precedente giunta Oliverio, a quello adiacente l’Università della Calabria, anche in considerazione dell’avvio nell’ateneo di Arcavacata, del corso di laurea in medicina e chirurgia. Lo stesso Roberto Occhiuto, in occasione della inaugurazione dell’anno accademico dell’Unical, nel settembre 2024, si è lasciato andare a dichiarazioni anticipatrici di tale epilogo che, tuttavia, alla data odierna non si sono tradotte in atti confortati dalla concretezza.

Ed anche il dibattito sul tema si è molto ridimensionato, pur rimanendo ugualmente presente sottotraccia come brace che arde sotto la cenere, pronta ad offrire una fiammata se alimentata dal combustibile giusto. Carlo Guccione prova a ridare vigore alla questione, intervenendo con una lunga intervista rilasciata al nostro network.

Dirigente nazionale del Pd con delega alle politiche sanitarie, l’ex assessore regionale ipotizza che la frenata sia determinata, tra l’altro, dal testo del Dpr del 1968, firmato da Giuseppe Saragat, con cui l’Annunziata di Cosenza è stato istituito in quanto ente «dove si parla – ha spiegato Guccione – di ospedale IN COSENZA».

Questa norma, secondo Guccione, impone quindi un vincolo territoriale di cui bisogna tenere conto se si pensa di spostarne la sede nel comune di Rende. Ostacolo che sarebbe stato agevolmente superato attraverso la costituzione della città unica dell’area urbana. Ora che il processo di fusione si è fermato, bisognerà trovare un’altra strada. «Io non mi impicco sul sito da individuare – ha detto Guccione – Però non mi piace pure lo spreco dei soldi pubblici.

La Regione ha già speso 700mila euro per un primo studio di fattibilità e ne ha stanziati altri 130 mila per il secondo ancora chiuso nel cassetto. Ma non mi concentrerei solo sulla collocazione, ma sulla urgenza di realizzare questa struttura. L’attuale Hub è vecchio di quasi un secolo. Inoltre sulla carta dovrebbe avere 730 posti letto. Invece ne ha solo 425. Mancano all’appello 305 postazioni.

E questo provoca rischi per la salute pubblica. Perché chi arriva in Pronto soccorso, dopo aver ottenuto una diagnosi, è costretto a rimanere parcheggiato per ore, anzi per giorni, in attesa di una sistemazione adeguata. E poi tale carenza si ripercuoterà certamente sulle attività didattiche dell’Università e sul lavoro degli specializzandi. Il paradosso – ha affermato ancora Guccione – è che grazie all’Inail abbiamo a disposizione fondi cash, pronti da investire.

E l’Inail ha l’interesse a costruire l’ospedale al più presto, poiché resterà proprietario della struttura e riceverà un affitto per rientrare dell’investimento». Sulla prospettiva di costituire un’Azienda Ospedaliero-Universitaria l’esponente democrat ne coglie gli aspetti positivi «se rispondente – ha sottolineato – con l’esigenza di dare ai calabresi cure di maggiore qualità che oggi i cittadini cercano fuori dal territorio regionale. E gli ultimi dati ci restituiscono una situazione drammatica. Anzi più drammatica che in passato. Nel 2024, 80mila calabresi si sono curati fuori regione con un costo di quasi 305 milioni di euro per le casse del sistema sanitario locale».

Un peggioramento marcato rispetto al 2023 che testimonia, dice Guccione «il fallimento di Roberto Occhiuto. Del resto io mi baso sui numeri: Agenas ha valutato singolarmente ogni ospedale italiano ed ha collocato l’Annunziata nei bassifondi della graduatoria. L’Agenas, un’agenzia indipendente, non l’agenzia di Carlo Guccione. Dal presidente Occhiuto, che è pure commissario ad acta per il rispetto del piano di rientro, mi sarei aspettato la programmazione di un grande piano di prevenzione per ottenere, nel prossimo triennio, un risparmio di costi economici ma anche in termini di vite umane. Perché la prevenzione salva la vita, evita l’emigrazione sanitaria e fa risparmiare». Poi una considerazione: «In Calabria la popolazione è al di sotto dei due milioni di abitanti. Nel 2023 abbiamo ricevuto stanziamenti per il servizio sanitario pari a circa quattro miliardi e 400 milioni di euro. Guardi che sono tanti per una regione così piccola. C’è quindi evidentemente un problema di qualità della spesa».

Tornando al nuovo ospedale di Cosenza, poi, Guccione ha chiesto al presidente Roberto Occhiuto «di darsi una mossa. Pubblichi l’esito dello studio di fattibilità commissionato dalla sua amministrazione ed anche la gara per affidare la progettazione dell’opera. Insomma riduca i tempi imboccando una strada veloce per consegnare un ospedale che da queste parti serve come il pane». Sul rapporto tutt’altro che sereno con il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza Guccione ci tiene a ribadire: «Non è nel mio costume attaccare le persone. Con Vitaliano De Salazar possono esserci dei contrasti relativi alla sua gestione che, secondo me, ha tante pecche. Non so quanti medici se ne sono andati via, per non parlare della tragicomica vicenda del tira e molla del direttore del Pronto soccorso proveniente dalla provincia di Matera, del quale era stata annunciata la firma sul contratto».

Si tratta della mancata presa di servizio di Rocco Di Leo, rimasto all’ospedale di Policoro. «Vallo a capire perché non si dice la verità – rintuzza Guccione – come anche la vicenda Zanolini. Quando si voleva far credere che il licenziamento era necessario per non incorrere in un danno erariale mentre il medico aveva un contratto ancora in essere con scadenza 2027. Soprattutto però – conclude Guccione – De Salazar è immobile rispetto proprio alla mancata attivazione dei 305 posti che mancano all’Annunziata. E il direttore generale di un ospedale che dovrebbe avere 730 posti e che ne ha a disposizione solo 425 è una figura dimezzata».