mercoledì,Febbraio 12 2025

Ferramonti e il cuore di Tarsia: «Un faro di speranza nel buio dell’umanità»

Il sindaco Roberto Ameruso descrive la storia di uno dei luoghi più significativi legati alla memoria dell’Olocausto: «Il Presidente Mattarella ha riconosciuto questo impegno. Coltivare la memoria è essenziale per preservare i valori fondamentali dell’umanità nel futuro»

Ferramonti e il cuore di Tarsia: «Un faro di speranza nel buio dell’umanità»
di Massimo Maneggio

L’ex campo di internamento di Ferramonti di Tarsia è uno dei luoghi più significativi della memoria in Calabria e, forse, in tutta Italia. È un simbolo di riflessione, come accadrà lunedì prossimo in occasione delle celebrazioni per la Giornata internazionale della Memoria. Per la comunità di Tarsia, questa è una vera e propria missione: un impegno costante sul piano culturale e storico per mantenere viva la speranza. Non sorprende, quindi, che qualche mese fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia conferito al paese cratense la Medaglia d’argento al merito civile.

Un riconoscimento di grande valore, motivato dallo «straordinario esempio di virtù civiche e di adesione ai principi di libertà e democrazia», pilastri fondamentali per il presente e il futuro. Un tributo emozionante che resterà per sempre parte della storia di questo territorio.

Diffondere pagine storiche e offrire al contempo spunti di umanità e solidarietà è da anni il compito della comunità di Tarsia, rappresentata dal primo cittadino Roberto Ameruso: «Abbiamo come di consueto un cartellone ricco di appuntamenti, cominceremo nelle prossime ore per proseguire in tutta la prossima settimana, così come ci muoveremo anche fuori dai nostri confini, coinvolgendo la Provincia. Unitamente al Museo e alla direttrice Teresina Ciliberti e all’avvocato Umberto Filici, al comitato tecnico-scientifico e ai volontari, al delegato alla Cultura, Roberto Cannizzaro, e a tutto il Comune ha coordinato i lavori di quest’amministrazione. Il focus è sui profili umanitari e sulla resistenza, non potrebbe essere altrimenti dopo il riconoscimento della più alta onorificenza data all’apporto solidale di quegli anni».
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