lunedì,Marzo 17 2025

Cardamone libero, a Cosenza non basta spacciare per far parte di un clan

Il Riesame smonta l'accusa di associazione a delinquere formulata contro Augusto Cardamone nell'inchiesta "Recovery" e lo rimette in libertà

Cardamone libero, a Cosenza non basta spacciare per far parte di un clan

Torna in libertà Augusto Cardamone, uno degli indagati dell’inchiesta antidroga “Recovery“. A nove mesi dal suo arresto, il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Giuseppe De Marco, annullando l’ordinanza cautelare emessa nei suoi confronti a maggio del 2024.

Il provvedimento è motivato con l’assenza di gravi indizi in merito alla sua partecipazione all’associazione a delinquere dedita al narcotraffico oggetto dell’inchiesta, quella che secondo la Dda di Catanzaro è formata da esponenti della criminalità italiana e di etnia nomade della città di Cosenza.

In tale contesto, Cardamone, che già in precedenza aveva ottenuto la concessione degli arresti domiciliari, è sospettato di essere in collegamento con uno dei principali indagati, ovvero Antonio Illuminato. Quest’ultimo, in particolare, lo avrebbe investito all’epoca del ruolo di referente della piazza di spaccio di Bisignano lasciato libero da Andrea Pugliese.

Al riguardo, la difesa ha fatto leva sulla mancata consapevolezza dell’indagato di parte di un gruppo criminale ad ampio respiro e, alla fine, i giudici le hanno dato ragione. Cardamone era un pusher alle dipendenze di Illuminato, il che non basta a dimostrare la sua intraneità all’associazione di narcos.

A tal proposito, il Tribunale richiama anche il parere di segno opposto espresso nove mesi fa sul punto dal gip distrettuale, secondo il quale chiunque spacci droga a Cosenza è quasi obbligato a far parte di un più complesso sistema criminale. «Un dato conclamato» secondo il giudice che firmò all’epoca l’ordinanza, una «conclusione del tutto congetturale» per il Riesame che ha decretato ora la scarcerazione di Cardamone.

Resta in piedi un episodio di spaccio che gli viene contestato in aggiunta, ma quello, ad avviso dei giudici catanzaresi, non è sufficiente a prospettare un pericolo di recidivanza tale da giustificare le esigenze cautelari che, nel suo caso, non sussistono più.

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