La Cassazione: «Nuova valutazione sul ruolo di Michele Rende nel narcotraffico»
La Corte ha rilevato che l’attribuzione del ruolo di organizzatore si basava su elementi insufficienti, tra cui un’unica intercettazione telefonica e alcune cessioni di droga non contestate
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato la custodia cautelare in carcere per Michele Rende, accusato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nell’ambito del procedimento penale “Recovery“. I giudici della Suprema Corte hanno evidenziato carenze nella motivazione fornita dal Tribunale in merito agli indizi di colpevolezza e alla qualificazione del ruolo del ricorrente all’interno del sodalizio criminale.
Il quadro della vicenda
Michele Rende era stato arrestato con l’accusa di appartenere a un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga nel territorio cosentino. Il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto la misura cautelare della detenzione in carcere, provvedimento successivamente confermato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro. Contro questa decisione, la difesa di Rende (rappresentato dagli avvocati Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi) ha presentato ricorso in Cassazione, contestando sia la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza sia la valutazione delle esigenze cautelari.
Le motivazioni della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, sottolineando la necessità di una più approfondita analisi del quadro probatorio. In particolare, si evidenzia che il Tribunale ha descritto il presunto legame tra Rende e il gruppo criminale senza fornire una motivazione adeguata sulla gravità degli indizi a suo carico.
Nel provvedimento, la Cassazione richiama un principio consolidato: quando viene denunciato un vizio di motivazione in materia di misure cautelari, il compito della Corte di legittimità è verificare se il giudice di merito abbia effettivamente giustificato, in modo logicamente e giuridicamente corretto, l’esistenza di un quadro indiziario grave nei confronti dell’indagato.
Nel caso specifico, il Tribunale ha riportato elementi di prova sull’esistenza di un’organizzazione criminale operante nello spaccio di stupefacenti a Cosenza, ma non ha adeguatamente spiegato la partecipazione di Rende a tale struttura. I giudici di merito hanno indicato il coinvolgimento del ricorrente nella fazione guidata da Antonio Illuminato, con presunti rapporti diretti con Francesco Patitucci, il quale gli avrebbe delegato l’acquisto di una partita di hashish.
Tuttavia, la Corte ha rilevato che l’attribuzione del ruolo di organizzatore si basava su elementi insufficienti, tra cui un’unica intercettazione telefonica e alcune cessioni di droga non contestate. Inoltre, la Cassazione ha ritenuto non provato il principio, richiamato dal Tribunale, secondo cui ogni attività di spaccio nel territorio cosentino implicherebbe necessariamente l’appartenenza all’organizzazione criminale che controlla il mercato illecito.
Una nuova valutazione del caso
Alla luce di queste considerazioni, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, disponendo un nuovo esame da parte del Tribunale del Riesame di Catanzaro. I giudici di merito dovranno rivalutare sia la partecipazione di Rende al reato associativo sia il suo ruolo all’interno del presunto sodalizio criminale. Contestualmente, sarà necessario un nuovo giudizio sulle esigenze cautelari, tenendo conto del fatto che l’indagato si trova già detenuto per un altro procedimento: Reset.