martedì,Aprile 29 2025

Deepfake ad Acri, gli studenti di nuovo in piazza: «Basta caccia alle streghe»

Il primo cittadino Pino Capalbo ridimensiona la vicenda che ha portato la città di Acri alla ribalta della cronaca nelle scorse settimane: «Create10 immagini e non 1200»

Deepfake ad Acri, gli studenti di nuovo in piazza: «Basta caccia alle streghe»

Nella mattinata di ieri, ad Acri, centinaia di studenti sono scesi a manifestare in piazza per dire ancora una volta no al fenomeno del deepfake, prendendone le dovute distanze, ma anche per chiedere di non condannare l’intera comunità scolastica acrese, dopo i presunti episodi di manipolazioni di alcune foto di minori, trasformate in immagini di nudo attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e poi fatte circolare nelle chat. 

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Nelle scorse settimane, infatti, la città silana è salita alla ribalta della cronaca proprio per i presunti casi di deepfake, per un totale di circa 200 adolescenti vittime inconsapevoli di una manipolazione digitale a sfondo sessuale. I responsabili sarebbero alcuni minori del luogo. Sulla vicenda la Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di diffamazione a mezzo internet.

«In questa situazione tutti i soggetti coinvolti sono delle vittime – ci dice Gerardo, uno degli studenti del Liceo Scientifico Julia in piazza a manifestare – . Noi siamo qui oggi per ribadire che non abbiamo intenzione di proseguire una caccia alle streghe nei confronti di nessuno. C’è la legge, e la legge sta facendo il suo corso».

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«Siamo qui per stringerti alla comunità scolastica che nell’ultimo mese forse è stato preso troppo di mira – afferma Luigi, un altro dei manifestanti –. Il Liceo Scientifico di Acri non è l’ambiente malsano, descritto da alcuni nelle scorse settimane». 

Il sindaco ridimensiona la vicenda del Deepfake ad Acri

«C’è stata una forma di gogna mediatica nei confronti dei presunti responsabili dei casi di deepfake  – ci dice il sindaco di Acri Pino Capalbo –. Questo è assolutamente sbagliato per una comunità civile. Ci sono le indagini che dovranno fare chiarezza su quanto accaduto. La scuola ha fatto di tutto per tutelare sia le vittime che i ragazzi che si sarebbero resi protagonisti di questa vicenda, anche con delle iniziative che hanno coinvolto psicologi».

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Il primo cittadino poi ridimensiona l’intera vicenda: «Sembrerebbe addirittura che le immagini create siano state poco più di 10 e non circa 1200. E inoltre – aggiunge Capalbo – non sarebbero state diffuse tramite Telegram. Ma ripeto, uso il condizionale, poichè tutto ciò dovrà essere chiarito dalle indagini». «Io ritengo che questi ragazzi – conclude il sindaco – , qualora dovessero essere accertate le loro responsabilità, non si sono resi conto della gravità della situazione e vanno recuperati e inclusi».

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