Inizia a Cosenza il processo contro i manager di Repsol: l’accusa è di tentata estorsione
Prima udienza per gli imputati Giuseppe Marrazzo e Sanjuan Sanchez Sarachaga. La persona offesa ha raccontato le presunte ritorsioni subite dopo aver rifiutato una proposta indebita
Ieri, dinanzi al Tribunale di Cosenza, si è svolta la prima udienza del processo che vede imputati Giuseppe Marrazzo e Sanjuan Sanchez Sarachaga, rispettivamente direttore commerciale e amministratore delegato di Repsol Italia, accusati di tentata estorsione ai danni di un amministratore di una società cosentina attiva nel commercio e nel trasporto di carburanti.
La vicenda risale a settembre 2019, quando i due manager della Repsol avrebbero convocato d’urgenza l’imprenditore a Milano, dove gli avrebbero imposto di accollarsi il debito di una terza società, minacciando, in caso contrario, di revocargli immediatamente i contratti di agenzia e trasporto con Repsol. La persona offesa ha testimoniato di come questa richiesta gli abbia causato enormi difficoltà economiche in tempi brevi, riportandolo a una situazione di grave insolvenza.
Difeso dagli avvocati Alessandro Diddi e Paolo Pepe, le persona offesa ha raccontato in aula le fasi drammatiche della vicenda, descrivendo con precisione le ripercussioni che il suo rifiuto ha avuto sulla sua attività, portandolo a un punto di rottura economica. A sentire la parte civile anche gli avvocati Scuto e Vaccaro, difensori degli imputati. I due legali hanno cercato di contestare il racconto dell’imprenditore cosentino. Il processo è coordinato dal giudice Fabio Giuseppe Squillaci.
L’udienza è stata rinviata al 27 ottobre 2025, quando saranno ascoltate la legale rappresentante della società debitrice e un testimone che avrebbe assistito a uno dei dialoghi nei quali gli avvocati di Repsol avrebbero dettato le condizioni della presunta estorsione.
Al termine dell’udienza, l’avvocato Alessandro Diddi ha espresso soddisfazione per i progressi del processo, sottolineando che finalmente il suo cliente ha l’opportunità di vedere riconosciute le sue ragioni in un contesto giuridico.
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