Ultrà e picciotti al funerale del boss della malavita
8 anni dopo tre inchieste svelano il potere della ’ndrangheta al Nord. Il 28 febbraio 2017 la cerimonia d’addio al capoclan “filosofo” Pompeo, legato al clan Arena di Isola Capo Rizzuto
28 febbraio 2017: venti palloncini bianchi e rossi salgono verso il cielo di via Antonini. A Milano c’è un funerale di ’ndrangheta e ci sono gli ultrà: è morto a 64 anni per un tumore Mario Domenico Pompeo, detto Mimmo. Intorno alla chiesa affollata la gente si muove in capannelli: condoglianze, saluti rapidi e occhiate per vedere chi c’è e soprattutto chi non c’è. L’assenza a un funerale del genere può essere quasi una dichiarazione di guerra.
Pompeo era un pezzo grosso della mafia a Milano: legato alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, secondo alcuni era il più importante tra i calabresi entrati nel sottobosco della criminalità lombarda. In effetti, la cerimonia vedeva in prima fila la serie A delle cosche. A otto anni da quel giorno si possono “rileggere” le presenze alle esequie alla luce di quattro inchieste antimafia.
Ultima Curva, il capo degli Hammerskin al funerale di Ndrangheta
La più recente è l’operazione Blizzard-Folgore della Dda di Catanzaro. A quel funerale c’è anche Antonio Bruno: oggi è tra le 17 persone finite in carcere, all’epoca non era stato neppure compiutamente identificato dagli inquirenti. Nelle note dell’ordinanza di custodia cautelare, però, il riferimento al funerale di Pompeo non passa inosservato: «Erano presenti membri delle famiglie Piromalli, Flachi, Tallarico e Pittella».
Tra le navate ci sono famiglie in faida per il controllo della coca e della criminalità organizzata in Lombardia. Le cronache segnalano l’arrivo di due strani individui dalla Svizzera in una Porsche parcheggiata in fretta e furia davanti alla Chiesa. Ma non c’è solo la ’ndrangheta. Per l’ultimo saluto all’uomo di Ndrangheta Pompeo ci sono anche gruppi di ultrà cresciuti a curve ed estrema destra: c’è il capo milanese del movimento skin Domenico Bosa. Mimmo Hammer nel 2017 è considerato vicino ad ambienti criminali, soprattutto agli uomini del clan di Pepé Flachi. Bosa ci porta alla seconda inchiesta, Ultima Curva: è il capo della fazione degli Hammerskin che vogliono prendersi la Curva Nord di Milano dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi.
Lui e i suoi arrivano a prendere in mano la cassa degli ultrà: poi Andrea Beretta, oggi pentito ma all’epoca leader del tifo organizzato, si rivolge ad Antonio Bellocco per ridimensionare le ingerenze degli skin. Non è un caso che peschi (assieme a Marco Ferdico, che ha un passato da calciatore a Soriano) in Calabria. Lo spiega alo stesso Beretta ai magistrati milanesi: Mimmo Hammer conosce parecchi calabresi che gravitano attorno agli affari della curva. È per questo («per pararci», riferisce il pentito) che l’aggancio con un nome di peso è necessario. Bellocco verrà poi ucciso da Beretta: il resto è cronaca nera (e giudiziaria) ma la presenza di Bosa al funerale di Pompeo conferma la vicinanza a certi ambienti.
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