lunedì,Maggio 19 2025

Angelo Aligia trasforma in arte il legno, il vento e l’acqua. Il progetto del Parco del Pollino

Lo scultore e pittore calabrese racconta Idros esplorando il legame tra creazione, distruzione ripristino dell’equilibrio: «Restituisco alla natura ciò che le rubo»

Angelo Aligia trasforma in arte il legno, il vento e l’acqua. Il progetto del Parco del Pollino

Angelo Aligia è uno degli artisti italiani più originali. Scultore, pittore, ama stupire valorizzando la natura nelle sue espressioni più vere. Il suo regno è nell’alto Tirreno cosentino, ma le sue opere, le sue installazioni hanno fatto il giro degli eventi artistici e culturali più importanti d’Italia. 

Il legno, le pietre, il vento, ora l’acqua. Tutto diventa arte quando passa dalle mani di Angelo Aligia.  Di recente, ha sperimentato con cinque installazioni lungo il fiume Argentino e nel cuore del Parco del Pollino, nel territorio di Orsomarso, creando un dialogo unico tra arte e natura. 

Come nasce il progetto? 
«Nasce da una passeggiata lungo il corso del fiume Argentino, nella primavera del 2021. La pandemia mieteva vittime, e quel luogo offriva solitudine e silenzio, creando lo spazio ideale per una riflessione sulla natura e sul periodo particolare e drammatico che il mondo stava attraversando. Era anche un’occasione per interrogarsi su come la natura e la morte siano state percepite nel pensiero comune. Questo tempo particolare mi ha spinto a riconsiderare profondamente questi temi, non come una semplice ripresa del cammino interrotto con gli stessi errori, ma come una vera e propria nuova partenza. Un grado zero della consapevolezza che imponeva un approccio diverso con la natura, con la vita, con la morte».

La natura e il connotato identitario della natura dei tuoi luoghi di origine, è da sempre al centro della tua ricerca artistica che ha già preso in considerazione la terra, la pietra, il vento. Ora anche l’acqua entra entra nella tua opera. 
«Per la verità con Mare Nostrum l’acqua aveva già interpretato un ruolo centrale nell’opera. Nel progetto Idros, però, l’acqua ha una funzione importante quasi di elemento fondamentale per il ripristino dell’equilibrio e delle presenze nel corso del fiume che io avevo in qualche modo violato con i miei interventi. L’acqua, pertanto, ha qui questo ruolo di azzeramento. Il progetto è nato infatti in primavera e si è concluso naturalmente con le prime piene del corso d’acqua che hanno finito col rimuovere le mie installazioni costruite mesi prima».

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