giovedì,Maggio 22 2025

‘Ndrangheta: operazione Sugar Beet smaschera impresa fittizia in Emilia Romagna

Maxi operazione antimafia: sei arresti per legami con la ‘Ndrangheta. Sequestrata una società di trasporti da 250mila euro usata per eludere le confische e infiltrarsi negli appalti pubblici

‘Ndrangheta: operazione Sugar Beet smaschera impresa fittizia in Emilia Romagna

Nelle prime ore del mattino, i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno dato esecuzione a una vasta operazione antimafia, colpendo duramente la rete della ‘Ndrangheta operante in Emilia Romagna. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bologna, ha portato all’arresto di sei persone accusate di aver agevolato l’organizzazione criminale attraverso operazioni economiche fittizie e reati contro il patrimonio.

Operazione “Sugar Beet”: il cuore dell’inchiesta sulla Ndrangheta

L’operazione, denominata Sugar Beet, ha interessato le province di Reggio EmiliaMantova e la casa circondariale di Voghera (Pavia). Le indagini hanno portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei soggetti indagati per reati quali trasferimento fraudolento di valori e elusione di provvedimenti di confisca, aggravati dall’agevolazione dell’associazione mafiosa ‘Ndrangheta.

Sequestrata azienda intestata a prestanome: valore 250mila euro

Elemento centrale dell’inchiesta è il sequestro preventivo di una società di trasporti, intestata fittiziamente a prestanome, del valore complessivo di circa 250.000 euro, operante nella provincia di Reggio Emilia. La società, formalmente gestita da due degli indagati, era in realtà controllata da un socio occulto, già coinvolto nelle operazioni antimafia Grimilde e Perseverance.

L’azienda era stata costituita in modo anomalo, come segnalato dal Consiglio Nazionale del Notariato, che aveva rilevato la presenza informale di un soggetto con precedenti giudiziari mafiosi. Grazie a una puntuale analisi dei rapporti bancari, della documentazione contabile e delle intercettazioni telefoniche, gli investigatori hanno scoperto il disegno criminoso volto a eludere i provvedimenti giudiziari di confisca.

Strategia criminale: riciclare attività e clienti delle imprese sequestrate

La società oggetto di sequestro veniva utilizzata per proseguire le attività economiche di aziende già confiscate, dirottando clientela e fornitori dalle vecchie imprese — ora sotto amministrazione giudiziaria — a quella fittizia. In particolare, è emerso come i guadagni legati alla campagna delle barbabietole, in calo per le società confiscate, risultassero invece in aumento per l’azienda gestita dai prestanome.

Infiltrazioni di Ndrangheta negli appalti pubblici e minacce all’autorità giudiziaria

Durante le indagini è stato accertato anche il tentativo da parte degli indagati di ottenere l’inserimento nella White List, al fine di infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici. A due indagati viene contestato il reato di tentata induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, aggravato dall’utilizzo di metodologie mafiose.

Le misure cautelari

Il GIP di Bologna ha disposto la custodia cautelare in carcere per uno degli indagati, mentre per gli altri cinque sono stati disposti gli arresti domiciliari. L’inchiesta dimostra ancora una volta la pericolosa infiltrazione della ‘Ndrangheta nel tessuto economico del Nord Italia, in particolare nel settore dei trasporti e degli appalti pubblici.

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