Omicidio di Giuseppe Romeo, pentiti inattendibili su Francesco Abbruzzese
Depositate le motivazioni con le quali la Cassazione ha confermato l'assoluzione del capo degli "zingari" di Cassano all'Ionio, estraneo al delitto di mafia commesso il 15 luglio 1999
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura Generale di Catanzaro contro la sentenza della Corte d’Assise d’Appello che, in sede di rinvio, aveva assolto Francesco Abbruzzese, ritenuto il capo degli “zingari” di Cassano all’Ionio, dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Romeo, avvenuto a Cassano all’Ionio il 15 luglio 1999.
L’assoluzione era intervenuta dopo un lungo iter processuale, caratterizzato da numerosi annullamenti con rinvio da parte della Suprema Corte, che avevano evidenziato criticità nella valutazione dell’attendibilità delle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia. In particolare, con la sentenza rescindente del 2015, la Cassazione aveva sollevato dubbi sulla genuinità delle accuse formulate da Cosimo Scaglione e Antonio Di Dieco, i quali avevano ammesso di aver concertato le loro dichiarazioni in danno dell’imputato.
Anche le successive pronunce di rinvio si sono susseguite tra conferme e nuovi annullamenti, fino alla decisione del 2024, con cui la Corte d’Assise d’Appello ha assolto Abbruzzese ritenendo inattendibili e prive di riscontri oggettivi le dichiarazioni rese dai principali accusatori, incluso il collaboratore Pasquale Perciaccante.
Il Procuratore Generale, nel suo ricorso, aveva denunciato un vizio di motivazione e lamentato che il giudice di rinvio non avesse valutato in maniera globale e coerente il compendio probatorio, omettendo di considerare le indicazioni fornite dalla Cassazione nei precedenti annullamenti.
La Suprema Corte ha però respinto integralmente le doglianze, chiarendo che il giudice di rinvio si è attenuto scrupolosamente ai principi indicati nelle pronunce rescindenti, rivalutando nella loro interezza le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. In particolare, i giudici hanno sottolineato come la sentenza impugnata abbia esaminato tutte le fonti dichiarative acquisite nel processo, spiegando in modo analitico e logico i motivi per cui le dichiarazioni accusatorie non risultassero attendibili né supportate da riscontri esterni idonei.
La Corte ha ribadito che, in caso di annullamento per vizio di motivazione, il giudice di rinvio ha pieni poteri di cognizione e può procedere a una rivalutazione del compendio probatorio, anche giungendo a conclusioni difformi da quelle precedenti, purché fornite di adeguata motivazione, come nel caso in esame.
Con questa decisione, la Corte di Cassazione ha posto fine a un lungo contenzioso processuale, confermando l’assoluzione di Francesco Abbruzzese (difeso dall’avvocato Roberta Provenzano) per l’omicidio Romeo.