Premio Strega 2025: annunciati i dodici finalisti, tra autofiction e follia. La lista
Dal romanzo al memoir, dalla graphic novel al noir: ecco i dodici finalisti del Premio Strega 2025. A dominare è il racconto dell’Io, tra follia, crisi psichiche e sperimentazioni linguistiche.
Sono stati annunciati questa mattina, nel suggestivo scenario della Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma, i dodici libri finalisti della LXXVIII edizione del Premio Strega. A svelare i nomi è stata Melania G. Mazzucco, presidente del comitato direttivo, che ha sottolineato come anche quest’anno il premio letterario più prestigioso d’Italia rifletta le trasformazioni in atto nella narrativa contemporanea.
Alla cerimonia erano presenti numerosi membri degli “Amici della domenica”, la storica giuria composta da scrittori, giornalisti, intellettuali, registi e personalità del mondo della cultura. Sono stati loro, come da tradizione, a proporre le 81 opere candidate, tra le quali il comitato ha selezionato le dodici finaliste che si contenderanno la vittoria.
«I titoli candidati all’edizione 2025 del Premio Strega – ha spiegato Mazzucco – rispecchiano nell’insieme una pluralità di generi e generazioni. Ogni gamma della prosa contemporanea è rappresentata: romanzo, memoir, narrativa non-fiction, graphic novel, romanzo biografico, giallo, noir, thriller, distopico (ma nessun fantasy). Tuttavia i romanzi veri e propri non sono la maggioranza. Predomina il racconto dell’Io: la cosiddetta autofiction o l’autobiografia vera e propria che ricorre, coi suoi fasti e le sue miserie».
Una narrativa dell’Io che parla di disagio mentale
Una delle tendenze più marcate di questa edizione è senza dubbio il tema della salute mentale. Mazzucco non ha esitato a definirlo “il leit motiv” del 2025, sia a livello sociale che letterario. Dallo “sbriciolamento dell’Io” alla depressione, passando per il crollo psichico e le fragilità esistenziali, i libri finalisti indagano con sguardo lucido – e a tratti spietato – la condizione dell’essere umano nella contemporaneità.
Una narrazione che si fa sempre più intima e confessionale, in cui la sofferenza personale diventa lente per leggere anche i disagi collettivi. E in cui la lingua, salvo alcune eccezioni, resta funzionale, accessibile, con inserti dialettali usati non tanto come vezzo stilistico, quanto come traccia identitaria o memoria di un’appartenenza.
Le esclusioni eccellenti e i nomi che restano fuori
Come ogni anno, l’annuncio della dozzina ha lasciato dietro di sé una scia di polemiche e delusioni. A far discutere in particolare sono state le esclusioni di Dario Franceschini, Michele Masneri e Nicoletta Verna, che in molti davano tra i favoriti. Le motivazioni del comitato non sono state rese pubbliche, ma sembra che si sia puntato su opere più sperimentali e meno canoniche, capaci di rappresentare una molteplicità di voci e di approcci alla scrittura.
I dodici finalisti del Premio Strega 2025
Ecco, dunque, la lista dei dodici finalisti del Premio Strega 2025, in ordine alfabetico per autore, accompagnati dalla casa editrice e dal nome dell’Amico della domenica che li ha proposti:
- Valerio Aiolli con Portofino blues (Voland), proposto da Laura Bosio
Un romanzo che intreccia memoria e riflessione storica, ambientato in una Portofino crepuscolare e piena di ombre. - Saba Anglana con La signora meraviglia (Sellerio), proposto da Igiaba Scego
Un memoir autobiografico e multiculturale, in bilico tra Italia e Somalia, identità e riscatto. - Andrea Bajani con L’anniversario (Feltrinelli), proposto da Emanuele Trevi
Una meditazione sull’assenza e sulla memoria, tra poesia e prosa, nella scia di una perdita che trasforma. - Elvio Carrieri con Poveri a noi (Ventanas), proposto da Valerio Berruti
Un noir sociale ambientato nel profondo sud, tra precarietà, degrado e speranza. - Deborah Gambetta con Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie), proposto da Claudia Durastanti
Un ibrido tra biografia e riflessione filosofica, che restituisce la vita tormentata del genio della logica. - Wanda Marasco con Di spalle a questo mondo (Neri Pozza), proposto da Giulia Ciarapica
Un romanzo visionario sul confine tra vita e morte, fede e follia, con una lingua densa e poetica. - Renato Martinoni con Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia (Manni), proposto da Pietro Gibellini
Un romanzo biografico sull’estro e il tormento di un artista dimenticato, intriso di nostalgia e malinconia. - Paolo Nori con Chiudo la porta e urlo (Mondadori), proposto da Giuseppe Antonelli
Un’autofiction dal tono ironico e amaro, in cui la depressione si intreccia al sarcasmo più corrosivo. - Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), proposto da Giorgio Ficara
Un romanzo lirico e insieme storico, al femminile, tra Mediterraneo e memoria. - Michele Ruol con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), proposto da Walter Veltroni
Un testo originale e ibrido, che riflette sul cambiamento climatico e sulle eredità familiari. - Nadia Terranova con Quello che so di te (Guanda), proposto da Salvatore Silvano Nigro
Una riflessione sulla maternità, l’eredità, l’identità femminile e le cicatrici dell’infanzia. - Giorgio van Straten con La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (Laterza), proposto da Edoardo Nesi
Un romanzo biografico sulla partigiana Nada Parri, figura poco nota ma di grande forza simbolica.
Le prossime tappe del Premio
La proclamazione dei cinque finalisti avverrà il prossimo 4 giugno, nella cornice del Teatro Romano di Benevento, sede ormai tradizionale della “cinquina”. La serata conclusiva si svolgerà invece giovedì 3 luglio, come da consuetudine nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, con la diretta televisiva su Rai 3.
In un’annata in cui la letteratura italiana sembra voler raccontare il disagio psichico più che l’epopea sociale, il Premio Strega si conferma ancora una volta specchio – a volte deformante, a volte lucidissimo – del nostro tempo.
Sarà interessante vedere quale voce tra le dodici in gara riuscirà ad affermarsi e a raccogliere il consenso della giuria, non solo per il valore letterario, ma anche per la capacità di restituire il rumore di fondo dell’epoca che viviamo.