martedì,Aprile 29 2025

Sanità privata, la difesa di Confapi Calabria: «Non è una minaccia»

Candida Tucci sfata la narrazione «ideologica» che li vuole nemici del sistema pubblico e invita a vederli come «alleati strategici»

Sanità privata, la difesa di Confapi Calabria: «Non è una minaccia»

I politici che continuano a rappresentare il sistema sanitario privato accreditato come una minaccia o un’anomalia da contenere propongono «una narrazione ideologica, figlia di un passato che ha dimostrato i suoi limiti, e che oggi non risponde più alle esigenze reali del territorio e dei cittadini». Lo afferma Candida Tucci, presidente della Filiera salute di Confapi Calabria e anche imprenditrice del settore sanitario.

Proprio in tali vesti, la Tucci dice di conoscere «profondamente il contributo che il privato porta ogni giorno al sistema sanitario regionale. In una terra come la Calabria, afflitta da carenze strutturali, cronica mancanza di personale e liste d’attesa inaccettabili, il privato accreditato non è un’alternativa al pubblico, ma un alleato strategico».

A suo avviso, insomma, non si tratta di “pubblico contro privato”, ma di «modelli che devono evolvere per rispondere efficacemente ai bisogni dei cittadini. L’esperienza ci insegna che nessun sistema, da solo, è in grado di affrontare la complessità crescente della domanda di salute. Occorre valorizzare ogni risorsa disponibile, mettendo al centro la persona e costruendo reti assistenziali che integrino competenze, strutture e professionalità. È in questa prospettiva che il privato accreditato diventa un partner prezioso, capace di offrire servizi di qualità, tempi certi e flessibilità operativa in complementarità con il sistema pubblico».

Per Candida Tucci, il nuovo polo ospedaliero in sinergia con l’Università della Calabria rappresenta una grande opportunità per il territorio, ma al tempo stesso ritiene che il suo impatto sarà davvero trasformativo «solo se inserito in una rete sanitaria integrata, dove le strutture pubbliche e quelle private accreditate cooperano in modo coordinato, nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Per far funzionare questa integrazione servono una governance chiara, regole trasparenti, strumenti di monitoraggio efficaci, ma soprattutto una cultura della collaborazione, capace di superare barriere ideologiche e resistenze del passato».

L’ultimo pensiero è a difesa della categoria imprenditoriale: «Il nostro obiettivo non è “fare profitto sulla salute”, ma rispondere concretamente a una domanda crescente di servizi, soprattutto in un contesto di spopolamento e invecchiamento della popolazione. Rigenerare il sistema sanitario calabrese è possibile, ma solo superando i pregiudizi e costruendo un’alleanza intelligente tra pubblico e privato, come già avviene in molte regioni italiane. Una sanità inclusiva, fondata sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca, è l’unica risposta credibile e sostenibile alle sfide che abbiamo davanti».

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