giovedì,Aprile 17 2025

Marta Ohryzko trovata morta in un dirupo: arrestato il compagno per omicidio

Il corpo senza vita della 33enne ucraina fu ritrovato in un dirupo a Barano d’Ischia. Dopo mesi di indagini, il compagno è stato arrestato per omicidio doloso

Marta Ohryzko trovata morta in un dirupo: arrestato il compagno per omicidio

Una svolta significativa è arrivata dopo nove mesi nella tragica vicenda della morte di Marta Maria Ohryzko, la donna ucraina di 33 anni ritrovata morta il 14 luglio 2024 in un dirupo a Barano d’Ischia, nel Golfo di Napoli. Ilia Batrakov, 41enne russo e compagno della vittima, è stato arrestato questa mattina con l’accusa di omicidio doloso pluriaggravato.

L’arresto è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Ischia, a seguito di un lungo e articolato lavoro investigativo coordinato dalla Procura di Napoli. Per Batrakov si sono aperte le porte del carcere di Poggioreale, dove resterà in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.

Un delitto ricostruito passo dopo passo

Secondo quanto emerso dalle indagini, Marta non è morta per la caduta accidentale nel dirupo, come inizialmente ipotizzato. A ucciderla, secondo gli inquirenti, è stato proprio il compagno, che già all’epoca della scomparsa della donna era stato sottoposto a fermo per maltrattamenti, alla luce delle ripetute violenze che la 33enne subiva da tempo.

Il quadro investigativo si è fatto sempre più chiaro nel corso dei mesi, fino alla ricostruzione dettagliata della dinamica: Marta, caduta nel dirupo, si era fratturata una caviglia. In quel momento era ancora viva e aveva cercato aiuto, ma i suoi messaggi disperati furono ignorati da Batrakov.

Secondo quanto appurato dai militari dell’Arma, l’uomo sarebbe tornato di notte sul luogo della caduta, l’avrebbe colpita con un pugno all’occhio sinistro e successivamente soffocata, causandone la morte. L’autopsia ha confermato i traumi compatibili con questa dinamica, rafforzando l’impianto accusatorio.

Le aggravanti contestate

Al 41enne russo viene contestato l’omicidio con più aggravanti: i motivi abietti e futili, l’aver agito approfittando di condizioni di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare ogni possibilità di difesa da parte della vittima. Circostanze che, se confermate in fase processuale, potrebbero comportare una condanna molto severa.

La Procura ha parlato di “un comportamento spietato e calcolatore” da parte dell’uomo, che non solo non ha soccorso Marta, ma ha addirittura deciso di tornare a finirla. Gli investigatori ritengono che Batrakov abbia voluto punirla, forse per un litigio o per un gesto di ribellione da parte della compagna.

Una relazione segnata dalla violenza

La storia di Marta e Ilia era già stata segnata dalla violenza. Diversi vicini avevano testimoniato in passato di urla frequenti, litigi violenti e segnali di maltrattamenti. Proprio per questo, subito dopo la morte della donna, i carabinieri avevano già disposto un fermo a carico del 41enne, che però era stato poi rilasciato in attesa di ulteriori riscontri.

Il lavoro investigativo si è concentrato sulle chat, sulle testimonianze dei residenti, sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona e, soprattutto, sull’esito dell’esame autoptico, che ha rivelato la presenza di segni di soffocamento e di un trauma all’occhio sinistro non compatibili con una semplice caduta.

L’isola sconvolta dalla notizia

A Barano d’Ischia, la notizia dell’arresto ha riportato alla memoria quella tragica mattina d’estate, quando il corpo senza vita della giovane ucraina fu ritrovato in un punto impervio dell’isola, inizialmente scambiato per un tragico incidente.

Marta viveva a Ischia da qualche anno. Amava il mare e lavorava saltuariamente come cameriera nei locali della zona. Era conosciuta e benvoluta, una ragazza descritta da chi la frequentava come “gentile, riservata, ma spesso triste”.

“Sembrava che portasse un peso addosso, ma non parlava volentieri della sua vita privata”, ha raccontato una collega. “Una volta si era presentata al lavoro con un livido sul viso, ma disse che aveva sbattuto contro una porta”.

Il ricordo e la rabbia della comunità

In tanti, oggi, si chiedono se Marta avrebbe potuto essere salvata. Se qualcuno avesse denunciato prima. Se ci fosse stato un intervento più deciso da parte delle istituzioni. La comunità isolana è ancora sconvolta e ora si interroga sul ruolo della prevenzione nella violenza domestica.

“Siamo stanchi di piangere donne uccise da chi diceva di amarle. Serve un cambio di passo, un’azione vera e strutturata di contrasto alla violenza di genere”, ha detto un’attivista dell’associazione Donne Insieme, che sull’isola si occupa di supporto psicologico e legale alle vittime.

Un momento di raccoglimento in memoria di Marta è previsto per sabato prossimo, sul promontorio da cui fu recuperato il suo corpo. Sarà l’occasione per ricordarla, ma anche per rilanciare l’impegno contro i femminicidi.

La Procura: “Omicidio brutale, nessuna attenuante”

Il procuratore aggiunto di Napoli ha definito l’omicidio “un atto brutale, compiuto con lucidità e crudeltà”. Non ci sarebbero attenuanti per Batrakov, che secondo l’accusa ha agito con piena coscienza e volontà.

“La vittima era ferita, vulnerabile, sola. L’imputato ha scelto di ucciderla nel modo più vile, approfittando della sua impossibilità a difendersi”, ha dichiarato il magistrato, confermando che il 41enne non ha mostrato alcun segno di pentimento durante le prime ore di custodia cautelare.

Verso il processo

L’arresto rappresenta solo il primo passo verso il processo, che si preannuncia complesso ma decisivo. Gli inquirenti stanno completando la raccolta delle prove, mentre l’avvocato difensore dell’uomo ha annunciato che presenterà ricorso per la misura cautelare.

Nel frattempo, la famiglia di Marta – che vive in Ucraina – è stata informata della svolta e potrebbe costituirsi parte civile nel procedimento.