giovedì,Aprile 17 2025

Rogliano, due libri presentati nella Piccola biblioteca di Cuti

Gli autori Giuseppe Gervasi e Saverio Fontana hanno portato le rispettive opere letterarie nel luogo simbolo della paesanità

Rogliano, due libri presentati nella Piccola biblioteca di Cuti

di Alessandra Bruno

Continua l’andirivieni di artisti nella Piccola Biblioteca di Cuti a Rogliano che fra le altre cose, come attesta un vecchio documento del 1881, fu anche un filatoio di lane, che tante persone ha visto andare e venire già da allora. Daniel Cundari, come ad ogni incontro, ha deliziato i presenti con racconti e dettagli che hanno rapito l’attenzione, tenendo a precisare che il genius loci della piccola biblioteca è il rispetto della “paesanità”, dicotomia fra paese e accoglienza, senza la quale non avrebbe senso questo luogo.

Dopo l’apertura di Daniel Cundari, è seguita l’ouverture musicale di Fausto Guido e Noemi Guido. Padre e figlia, fisarmonica e voce, hanno accolto i due autori che hanno dialogato con Alessandra Bruno, giornalista,  e Antonella Falco, critico letterario. Giuseppe Gervasi e Saverio Fontana, legati alla Piccola Biblioteca di Cuti da due promesse simili, hanno presentato i loro libri editi dalla casa editrice Vintura.

«Il libro che presento è “Ho sognato la mia terra” di Giuseppe Gervasi che prende le mosse da un programma televisivo che l’autore ha condotto per LaC, in cui visitava diversi luoghi della Calabria. Un libro che diventa un viaggio in questi luoghi calabresi pressoché misconosciuti, non solo per chi non vive in Calabria, ma anche per i calabresi stessi. Luoghi che vivono ormai in una sorta di dimensione atemporale: appartengono al passato, ma vivono ancora nella memoria. Luoghi disabitati ma che ancora ci parlano. Il libro rappresenta da un lato un viaggio onirico, come si desume dal titolo stesso, ma è anche un viaggio molto concreto e sensoriale. Un libro che racconta le nostre radici, perché senza passato non abbiamo conoscenza di noi stessi e quindi non possiamo costruire il nostro presente e progettare il nostro futuro» spiega Antonella Falco.

«La piccola biblioteca di Cuti va oltre le aspettative: qui, luogo piccolissimo ma immenso, preferirei stare in silenzio, per non dire qualcosa che possa turbare questo equilibrio sospeso nel quale mi sono sentito entrando. Ho sognato la mia terra non è un titolo che guarda al passato ma è proiettato al futuro. Ho sognato la mia terra è un libro nel quale scrivo di come si sogna nel momento in cui si lasciano parlare i luoghi e si attribuisce ai luoghi la loro spiritualità. La Calabria dei dialetti, la Calabria che ci parla, la Calabria della quale spesso in passato ci siamo vergognati. La Calabria rischia di essere trasformata per farla somigliare a tantissimi altri luoghi che non hanno un’anima. Presentare il libro a Cuti, fra queste mura significa dare al libro il giusto significato e il giusto valore. Qui è a casa sua» spiega l’autore, Giuseppe Gervasi.

Dopo un altro piacevolissimo intermezzo musicale, viene presentato il secondo libro, I Fuochi, di Saverio Fontana.

I Fuochi, di Saverio Fontana, come si legge dalla quarta di copertina, è un romanzo ambientato in un quartiere di periferia in cui a farla da padrone sono l’incuria, la criminalità e l’indifferenza dello Stato. Un rione grande e un rione piccolo; uno grande, luminoso e sonnolento, l’altro piccolo, buio e sempre in silente agitazione. Un tessuto urbano disconnesso, che genera periferie fisiche e periferie interiori: malesseri dell’anima  e della mente pronti a sfociare in episodi di violenza.

 «Il titolo dato al libro, I Fuochi, ha un significato ambivalente: quelli fisici che dal primo all’ultimo capitolo accompagnano il lettore, fuochi diversi, ma soprattutto fuochi interiori, fuochi che ardono dentro per queste persone che animano il racconto. Il libro parla di uno spaccato di vita reale, di un quartiere che io conosco molto bene. Il nome del luogo è stato omesso volutamente perché descrivo una realtà non geolocalizzata: un luogo che diventa simbolo, in cui la periferia è un universo che rappresenta tante città calabresi e non solo. Personaggi reali che vivono amori e tragedie, come quella che doveva essere messa in scena a teatro dai ragazzi dei due rioni: una tragedia greca, l’Antigone e il destino tragico della lealtà e della giustizia», racconta l’autore Saverio Fontana.

Dalla rappresentazione della tragedia alla quale i ragazzi si stavano preparando per lo spettacolo sul palco, alla tragedia nella vita reale. Ma quando ci si allontana dalla bellezza arrivano segnali dal divino affinché qualcosa venga modificato, per migliorare con consapevolezza. Per chi non impara questa lezione di vita, le conseguenze non contemplano sconti. Il diverso non può essere bandito ed emarginato. I contrasti e l’odio devono essere trasmutati in amore e questo don Dino lo sa.

Due libri con due copertine che catturano lo sguardo, emblematiche di una affascinante verità, quella di una terra, la Calabria,  che continua a custodire i segreti del suo orgoglio, ma che troppo spesso deve farlo disobbedendo ad un ordine ingiusto. Il bianco e il nero, delle due copertine, rappresentano l’ambivalenza del suo essere. Questa è la Calabria.

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