martedì,Maggio 13 2025

Elezioni Rende, Enrico Monaco attacca Pierpaolo Iantorno: «In politica come nella vita ci vuole coerenza»

Il candidato a consigliere della Città del Campagnano stigmatizza la decisione dell'ex assessore comunale di scendere in campo al fianco di Sandro Principe

Elezioni Rende, Enrico Monaco attacca Pierpaolo Iantorno: «In politica come nella vita ci vuole coerenza»

«In politica, come nella vita, ci vuole coerenza. E ci vuole rispetto per le persone che hanno creduto in te, che hanno condiviso battaglie, visioni, rischi. Per questo, quanto accaduto con Pierpaolo Iantorno lascia davvero increduli. Non parliamo solo di un semplice cambio di rotta. Parliamo di un caso emblematico di “schizofrenia politica”, che ha disorientato e mortificato chi, fino a ieri, lo ha sostenuto nelle sue battaglie contro un sistema politico ben preciso: quello legato a Sandro Principe. Iantorno è stato uno dei protagonisti della critica feroce a quel mondo. Lo ha combattuto nelle sedi istituzionali, nei consigli comunali, nelle piazze, nelle riunioni pubbliche. Si candidò nel 2014 proprio contro Principe, e da assessore al Bilancio con la Giunta Manna passò anni a denunciare i disastri economici ereditati dalle giunte a lui riconducibili». È quanto dichiara Enrico Monaco, candidato a sindaco del Comune di Rende.

«In realtà, non era la prima volta che un percorso simile si verificava. Già nel 2011 Amerigo Castiglione portò avanti una campagna elettorale durissima contro Sandro Principe, con lo slogan “Primavera di Rende”, che rappresentava un’era nuova e la voglia di cambiamento. Tutti ricordiamo l’esultanza di Principe con la canzone “La Primavera è finita”, come risposta a quella narrazione. Era il segno di quanto fosse acceso e netto lo scontro politico e personale tra quei due mondi. Oggi dice che “non ha mai dichiarato pubblicamente di volersi candidare a sindaco”, come se questo bastasse per cancellare i mesi di confronto, di incontri, di documenti, di promesse.

La verità è che Pierpaolo ha coltivato, eccome, l’ambizione di candidarsi. Lo ha fatto sostenendo di avere il supporto di una parte del centrodestra – proprio quella parte che oggi ha ribadito la contrarietà a quel metodo di fusione e la necessità di rispettare la volontà popolare – e dei Riformisti, di cui sosteneva di godere della loro fiducia e di una parte della sinistra, raccontando che intorno a lui si sarebbe potuta costruire una coalizione ampia.

Ha spinto per convincere tutti, anche chi oggi accusa, senza mai fare un vero passo indietro fino a quando i giochi non sono diventati chiari. Dichiara di non poter diventare “alfiere della destra regionale”, ma è stato proprio lui a cercare quell’appoggio, salvo poi rinnegarlo quando non ha ottenuto ciò che sperava. È troppo comodo oggi dirsi superiore a certi “giochi di prestigio della politica”, quando in realtà quei tavoli li ha frequentati, eccome.

E non da semplice spettatore. Poi, circa tre anni fa, nacque – su proposta di Amerigo Castiglione – un gruppo di ex amministratori, provenienti da diverse esperienze politiche. Un gruppo trasversale: centrodestra, sinistra, civici. I famosi otto amici: Amerigo Castiglione, Pierpaolo Iantorno, Michele Morrone, Pasquale Costabile, Mario Bartucci, Mario Rausa, Massimiliano De Rose e il sottoscritto. Insieme abbiamo fatto decine di incontri, discusso idee, lanciato proposte. Abbiamo parlato della Rende che verrà, di possibili alleanze, del tema della città unica, organizzando persino una grande manifestazione per informare i cittadini con dati e interventi qualificati.

Quel gruppo, però, venne poi spaccato proprio da chi oggi predica amore per Rende, ma in realtà ha anteposto ambizioni personali al confronto democratico. Iantorno e Castiglione fondarono il “Comitato del No”, mettendo al centro la figura che avevano sempre contrastato: Sandro Principe. Una contraddizione palese, che segnò la fine di quel percorso comune, perché vennero meno i principi di condivisione e confronto.

Oggi Iantorno cerca di raccontare il suo passaggio con la poesia del “salto in avanti”, come se bastasse una metafora per giustificare il ribaltamento di principi. Ma qui non si tratta di metafore calcistiche, si tratta di scelte politiche chiare. Scelte che contraddicono anni di battaglie pubbliche, private, personali. Dice di aver difeso l’identità di Rende. Ma la verità è che nessuno di noi ha mai rinnegato la propria rendesità. Nessuno ha mai sostenuto l’annessione o il superamento identitario.

Il principio fondamentale di quel gruppo era proprio quello: un amore profondo per Rende e per la sua storia, per i suoi quartieri, per la sua autonomia. Se qualcuno si è spinto verso Sandro Principe non è stato certo per fedeltà a questi valori, ma per altre motivazioni, che nulla hanno a che fare con l’identità o la coerenza politica. Ad un certo punto, come gruppo, si era anche valutata l’ipotesi di aprirsi in maniera compatta e coesa verso Principe, ma chi non condivideva questa impostazione scelse, con coerenza, di rompere il gruppo. Fu una decisione sofferta, ma chiara.

Eppure, dopo poche settimane, proprio chi aveva contribuito a quella rottura, decise di andare al suo fianco. Allora mi chiedo: cosa è cambiato in così poco tempo? Cosa ha davvero spinto queste persone a cambiare rotta così rapidamente? Davvero si può credere che basti raccontare una favola sull’amore per Rende per giustificare tutto? Chi ha lasciato il progetto non lo ha fatto per difendere la città, ma per calcoli politici. Io non ho nulla contro Sandro Principe.

È coerente con sé stesso, porta avanti da anni una visione precisa della città. Si può condividere o meno, ma non si può dire che finga di essere ciò che non è. Ma qui siamo davanti a un caso diverso. Qui c’è chi ha predicato una rivoluzione per poi consegnarsi al sistema che voleva abbattere. Qui si è calpestata la fiducia, si è tradita la parola data, si è messo da parte il rispetto per una comunità politica intera. Sfido chiunque a dire che quanto scritto non corrisponda alla verità, viste le decine di articoli pubblicati sulla stampa e i tanti messaggi che ci siamo scambiati nel corso di questi anni.

Non ho bisogno di aggiungere altro. D’ora in poi il mio unico pensiero sarà rivolto a questa competizione elettorale. Eviterò ogni altro commento e polemica, perché credo che Rende meriti il massimo dell’impegno e della concentrazione. Tuttavia, era doveroso – soprattutto da parte mia – chiarire i fatti. Perché, come tutte le cose in cui credo, io ci ho messo tutto: tutto il mio impegno, tutta la mia passione, tutta la mia fiducia. E questo, lo ammetto, è un mio limite. Il tempo delle bugie è finito. Ora la parola spetta ai cittadini», conclude il candidato a consigliere del Comune di Rende Enrico Monaco a sostegno di Marco Ghionna.