ANFFAS e sede confiscata, il Comune di Corigliano Rossano chiarisce
«L’Amministrazione replica: nessuna esclusione, garantita la continuità e l’impegno»
«L’associazione ANFFAS di Corigliano, impegnata dal 2009 in attività gratuite all’interno di un bene confiscato alla criminalità organizzata, merita rispetto per il lavoro svolto. Ma è necessario fare chiarezza» – precisa l’Amministrazione comunale – «sul fatto che non tutte le associazioni con la stessa missione beneficiano delle stesse condizioni: molte operano in strutture private pagando l’affitto.»
«Per questo» – prosegue la nota – «abbiamo avviato l’iter per l’acquisto di un immobile a Schiavonea, che ospiterà temporaneamente la scuola di via Nizza e poi sarà trasformato in un Polo Sociale con spazi condivisi per più associazioni. Un investimento che punta a favorire la condivisione e l’uso trasversale degli spazi pubblici.»
«Nel momento in cui alcuni locali sono stati destinati a nuovi interventi, l’Amministrazione si è subito attivata per offrire soluzioni alternative all’ANFFAS, mantenendo la gratuità e offrendo supporto logistico e tecnico per l’adeguamento dei nuovi spazi» – si legge ancora.
Rispetto all’immobile di contrada Bonifacio, indicato come nuova sede per l’associazione, «la proposta è stata temporaneamente sospesa dall’ANFFAS in attesa di alcune documentazioni tecniche. Gli uffici si sono già attivati per fornirle, assicurando la qualità della struttura e la possibilità di utilizzo in tempi rapidi.»
Nel frattempo, «l’apertura del cantiere presso i locali rustici dell’attuale sede – non ancora utilizzati dall’associazione – è stata inevitabile per rispettare i tempi degli interventi già previsti. Disagi, certamente, ma che si è cercato in ogni modo di limitare e che sono stati chiariti anche nel dialogo diretto avuto ieri con la presidente dell’associazione.»
«Il nostro intento non è mettere in discussione il valore del lavoro svolto dall’ANFFAS, né ignorare i disagi vissuti, ma offrire un quadro corretto dei fatti. Le scelte fatte finora sono il frutto di una volontà concreta di cooperazione e di un equilibrio tra esigenze diverse, tutte legittime» – conclude la nota.
«Il bene pubblico è un patrimonio comune, da tutelare e mettere a servizio della collettività, non di una sola attività – per quanto nobile – ma dell’intera comunità, attraverso progetti di valorizzazione, riqualificazione e inclusione sociale.»