Diamante, don Ennio Stamile presenta il nuovo libro “Lazar. Sogni di un Concasseur”
Presentato a Diamante il nuovo libro di don Ennio Stamile. Tra i presenti anche la famiglia di Serena Cosentino e il vescovo Stefano Rega
Si chiama “Lazare. Sogni di un Concasseur”, è edito da Castelvecchi ed è il nuovo libro di don Ennio Stamile, sacerdote, giornalista e fondatore dell’associazione “San Benedetto Abate“. Lo ha presentato il giornalista Rai, Valerio Giacoia, nel corso di un evento che si è tenuto all’oratorio don Tonino Bello di Diamante, affiancato dal vescovo della diocesi San Marco Argentano – Scalea, Stefano Rega. “Lazare” alza il velo sullo sfruttamento minorile che si verifica in un villaggio del Benin, ma è anche un ritratto di bellezza e speranza di un pezzo d’Africa, troppo spesso dimenticata.
Una storia di speranza
«Père Jean, monaco cistercense del monastero di Kokoubou, ha il sorriso di chi possiede “una rara serenità”. Il giorno in cui scopre il villaggio di Paouignan, nel Benin in cui ha scelto di vivere per servire gli ultimi, quel sorriso si incrina – si legge sul sito di Castelvecchi Editore -. In questo piccolo angolo di terra rossa e pietre grigie, si nasce con il martello in mano per fracassare pietre e i bambini imparano a lavorare prima ancora di leggere. Sono i concasseur, gli spaccapietre infaticabili la cui condizione si fa carne viva nel racconto del piccolo Lazare e di altri giovani che, come lui, sono diventati simboli della lotta alla schiavitù e allo sfruttamento del lavoro minorile».
«Così come è stato definito dalla professoressa e poetessa Paola Mancinelli, che ringrazio per il dono della sua penna, questo libro è un romanzo di formazione – ha detto l’autore, che anche fondatore dell’associazione “San Benedetto Abate” – perché tende a formare le coscienze critiche per guardare di più e meglio l’Africa, che è il nostro futuro, per capire di più questo continente straordinario che continua ad essere sfruttato indebitamente dal neocolonialismo. Ma è anche un libro di speranza, perché è ambientato in un villaggio quasi invivibile e racconta la storia di un bambino e dei suoi sogni. Ci aiuta a capire come, in realtà, in questi luoghi in cui si vive di essenziale, si sperimenta la gioia, la bellezza della condivisione».
In memoria di Serena Cosentino
Alla manifestazione ha preso parte anche la famiglia di Serena Cosentino, una delle vittime della strage della funivia del Mottarone, in cui, nel maggio del 2021, persero la vita quattordici persone, tra cui il fidanzato Hesam Shahisavandi. Serena era di Diamante, dove aveva vissuto fino alla sua giovinezza, poi era andata a vivere al nord per studiare, si era laureata ed era diventata una ricercatrice. Ma la tragedia, che l’ha strappata all’affetto dei suoi cari a soli 27 anni, non ha in alcun modo cancellato il suo ricordo. Serena amava aiutare gli altri e in suo nome è nata un’associazione con finalità sociali, che ora sosterrà un importante progetto in Africa.
Ne ha parlato al pubblico anche Conny Aieta, vicepresidente dell’associazione fondata da don Ennio Stamile, ma soprattutto, come ama definirsi lei, un’archioperaia, un’architetta e operaia che visita spesso i luoghi più remoti dell’Africa per favorine lo sviluppo.
«Si tratta del progetto della scuola di Aguèguès – dice Conny Aieta -, che è un progetto fortemente voluto dalla nostra associazione San Benedetto Abate ed è interamente sostenuto dall’ “Aps Serena Cosentino”. Si tratta di una scuola in un villaggio lacustre del Benin, piccolo stato del Golfo di Guinea, in fase di ristrutturazione. I lavori dovrebbero finire per novembre, quando consegneremo alla comunità questo piccolo presidio di educazione, di legalità e di sostegno a circa 200 bambini del villaggio».