mercoledì,Maggio 21 2025

La Liberazione e Papa Francesco

Di sobrietà, richiesta dal Governo Meloni per le celebrazioni del 25 aprile, ne diede misura proprio Bergoglio quando parlò a Sarajevo ad un popolo straziato dalla guerra...

La Liberazione e Papa Francesco

di Walter Nocito*

Una particolare congiunzione astrale verificatasi in questo inizio di primavera del 2025, ha consentito la sovrapposizione di due eventi di grande rilievo nazionale e internazionale, entrambi caratterizzati da una natura tanto politica quanto storico-culturale (sono evidentemente eventi ‘simbolo’).

Il primo evento è la scomparsa di Papa Francesco e lo svolgimento dei Funerali di Stato, a Roma-Città del Vaticano il 26 aprile: eventi connessi che assumono, per come si può facilmente osservare dalla massa delle reazioni pubbliche, il rilievo di un momento centrale e simbolico nella vita internazionale (con il conto delle presenze e delle modalità delle presenze, fino al “caso Israeliano” del Presidente Netanyahu), sia sotto il profilo delle relazioni diplomatiche sia sotto il profilo del riconoscimento reciproco degli attori internazionali e nazionali (politico e simbolico).

Il secondo evento è l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo (Liberazione dell’Italia e fine della Guerra per l’Europa) che è giunto agli 80 anni che è un’età veneranda per gli uomini ma che impedisce al Paese la memoria diretta degli eventi sociali e politici del 1945 (e della Resistenza), essendone i testimoni diretti non più vivi o avendo gli stessi oltre i 95 anni!

I due fatti sovrapposti incrociano più temi, più valori, più riflessioni, ed hanno creato un mood nazionale che si riconduce all’avverbio sobriamente, sul quale si stanno versando litri e litri di inchiostro virtuale (copyright: il Ministro Musumeci). Il Governo Meloni, infatti, ha invitato gli italiani alla “sobrietà”, connettendo i due fatti e derivandone una valida scusa per dedicarsi all’apprestamento della cornice di sicurezza pubblica della Capitale non solo della Repubblica ma anche della Cristianità (e sui valori cristiani e la loro riattualizzazione da parte del Papa il dibattito ferve non poco).

Cosa può significare sobrietà il 25 Aprile? Cosa è stata la celebrazione sobria dell’Anniversario della Liberazione? Sono quesiti cui non sappiamo rispondere, ma che in concreto vedremo nel farsi della Festa Nazionale del 25 Aprile nelle varie città del Paese, anche perchè il “25 Aprile”, normalmente, è stata festa molto civile e celebrata dalle Istituzioni italiane con parche risorse e silenzioso contegno. In attesa di verificare come sobriamente si sono svolte quest’anno le celebrazioni per l’Anniversario del 25 Aprile (Festa nazionale istituita con il Decreto Luogotenenziale del 22 aprile 1946 che all’articolo 1 prescriveva “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale” allo scopo di celebrare la “totale liberazione del territorio italiano” che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 era diventato un “territorio di guerra”), ci pare opportuno ricordare a chi legge un discorso di Papa Francesco pronunciato il 6 giugno del 2015 a Sarajevo.

Sarajevo è città storica della ex Jugoslavia, in Bosnia ed Erzegovina, la Repubblica che nel 1994-1995 ha visto una brutta guerra civile-fratricida mietere vittime (molte delle quali innocenti). Il discorso del Santo Padre citava e stigmatizzava, proprio in quella città che diede il tocco di inizio alla Prima Guerra Mondiale, le “urla fanatiche di odio” che circolano nella vita pubblica degli Stati e della Comunità internazionale, e nel farlo utilizzava le usuali chiare parole che Bergoglio sempre ha utilizzato per parlare dei grandi temi (pace, diseguaglianze, ecologia, etica, solidarietà, umanità).

In quella occasione, davanti ad una popolazione multietnica che 20 anni prima aveva sofferto tanti “crimini di guerra” e tante violenze frutto degli odi etnici e religiosi, Bergoglio-Papa Francesco ebbe modo di dire: “Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio” (Discorso del Santo Padre in occasione dell’Incontro con le Autorità nel Viaggio Apostolico nella Bosnia ed Erzegovina).

Queste sono certamente parole sobrie.
Queste sono parole sobriamente di Pace.
Con queste parole ci pare opportuno Augurare a tutti gli Italiani un Buona festa della Liberazione.
*Walter Nocito, docente Unical

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