Una nuova speranza contro il tumore alla prostata: il test delle urine più efficace del PSA
Un team internazionale ha sviluppato un innovativo esame non invasivo in grado di rilevare la malattia in fase iniziale grazie a biomarcatori altamente specifici
Un innovativo esame delle urine potrebbe presto rivoluzionare la diagnosi del tumore alla prostata, grazie a una precisione superiore rispetto alla tradizionale misurazione del PSA (prostate specific antigen). Lo hanno annunciato i ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, in collaborazione con altri centri di ricerca internazionali.
Il nuovo test, ancora sperimentale ma promettente, è in grado non solo di identificare il tumore in fase precoce, ma anche di valutarne la gravità. Si tratta di un possibile punto di svolta nella lotta contro una delle forme tumorali più diffuse tra gli uomini. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), in Italia si registrano circa 40.000 nuove diagnosi all’anno, rendendolo il terzo tumore più comune dopo quelli al seno e al colon-retto, e il primo fra i maschi.
Un test che supera i limiti del PSA
Il PSA è una proteina prodotta dalla prostata. Valori elevati nel sangue possono indicare la presenza di un problema alla ghiandola, ma non sempre si tratta di un tumore. Questo significa che la misurazione del PSA può generare falsi positivi, portando a biopsie inutili e ansie ingiustificate.
Il nuovo esame, al contrario, utilizza biomarcatori specifici rilevati nelle urine. Questi marcatori molecolari, secondo gli scienziati, sono molto più precisi nel determinare la presenza di cellule tumorali e nel valutarne l’aggressività. Si tratta di un approccio non invasivo che potrebbe ridurre significativamente il ricorso a esami più invasivi.
La ricerca internazionale dietro il test
Alla base di questo esame c’è un lavoro complesso e articolato. Il team, guidato da Martin Smelik e Mikael Benson del Dipartimento di Scienze Cliniche, Intervento e Tecnologia del Karolinska Institutet, ha collaborato con esperti di tutto il mondo: dall’Ospedale Xiyuan di Pechino, all’Imperial College di Londra, fino all’Università di Medicina di Xuzhou.
I ricercatori hanno costruito modelli digitali del carcinoma prostatico basandosi su tecnologie avanzate come la trascrittomica spaziale e l’analisi dell’RNA messaggero (mRNA) in migliaia di cellule tumorali. Hanno integrato i dati genetici con quelli ottenuti dalla proteomica e dall’immunoistochimica, utilizzando campioni biologici di oltre 2.000 pazienti, tra urine, biopsie e sieri.
L’intelligenza artificiale al servizio della diagnosi
Uno degli aspetti più innovativi dello studio è l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare la mole enorme di dati raccolti. Grazie a specifici algoritmi di machine learning, è stato possibile identificare nuovi biomarcatori associati al tumore alla prostata. Questi segnali biologici sono risultati altamente specifici e, soprattutto, più affidabili del PSA.
Come ha spiegato il dottor Mikael Benson in un comunicato stampa:
“La misurazione dei biomarcatori nelle urine offre numerosi vantaggi. È un esame non invasivo e indolore, che può essere eseguito anche a casa. Il campione può quindi essere analizzato con metodi di routine nei laboratori clinici.”
Benson ha anche sottolineato che il nuovo esame, proprio per la sua accuratezza, potrebbe migliorare significativamente la prognosi, riducendo i casi in cui il tumore viene scoperto troppo tardi.
Ridurre biopsie inutili e migliorare la prevenzione
Un altro beneficio importante è la possibilità di evitare biopsie nei pazienti sani. Le biopsie prostatiche, infatti, sono procedimenti invasivi che comportano disagio, dolore e rischi per il paziente. Un test affidabile che consenta di escludere la presenza del tumore senza dover ricorrere a questi esami sarebbe una vera svolta diagnostica.
Inoltre, un test del genere potrebbe essere incluso nei programmi di screening per la popolazione a rischio, consentendo diagnosi più tempestive e trattamenti meno aggressivi.
Verso una medicina personalizzata
Lo sviluppo del test si inserisce nel più ampio contesto della medicina di precisione, in cui la diagnosi e il trattamento si basano su dati personalizzati e molecolari. La possibilità di rilevare precocemente il tumore, capirne la natura biologica e monitorarne l’evoluzione nel tempo rappresenta un enorme passo avanti verso una gestione più efficace della malattia.
I dati ottenuti, infatti, permettono di profilare in modo dettagliato il carcinoma, distinguendo tra forme aggressive e meno pericolose, il che può guidare la scelta della strategia terapeutica più adatta.
Un test ancora sperimentale, ma con grandi potenzialità
Nonostante i risultati siano estremamente incoraggianti, il test è ancora in fase sperimentale. Come sottolineato anche dagli autori dello studio, saranno necessarie ulteriori validazioni cliniche su larga scala prima che possa essere impiegato nella pratica medica quotidiana.
La pubblicazione scientifica, dal titolo Combining Spatial Transcriptomics, Pseudotime, and Machine Learning Enables Discovery of Biomarkers for Prostate Cancer, è apparsa sulla rivista Cancer Research, una delle più autorevoli nel campo dell’oncologia. Questo testimonia l’alta qualità del lavoro svolto e apre la strada a futuri sviluppi.
Nuove terapie in arrivo
Nel frattempo, la lotta al tumore alla prostata continua anche sul fronte terapeutico. Recentemente, in Italia è stata approvata una nuova terapia capace di ridurre del 40% il rischio di morte per questa malattia. Si tratta di un’opzione che, combinata con diagnosi più precoci, potrebbe contribuire a salvare migliaia di vite ogni anno.