giovedì,Maggio 15 2025

Penna: «Dal 1991 ci sono state 32mila sentenze sbagliate. Giusto esaltare i giudici che lavorano bene»

L'intervento della consigliera comunale di Cosenza prima dell'approvazione a Palazzo dei Bruzi della mozione per l’istituzione della giornata in memoria delle vittime di errori giudiziari

Penna: «Dal 1991 ci sono state 32mila sentenze sbagliate. Giusto esaltare i giudici che lavorano bene»

Dal 1991 al 31/12/2024 le vittime di ingiusta detenzione e le vittime di errori giudiziari sono 31949, in media 940 l’anno. La spesa complessiva per lo Stato Italiano tra indennizzi e risarcimenti è pari a 987 milioni e 675 mila euro. Dal 2018 al 2024 sono stati pagati 78 milioni di euro per le ingiuste detenzioni in Calabria (il 33% degli errori giudiziari e delle ingiuste detenzioni si registra nel distretto di Catanzaro). Perché questi numeri? Perché forse spostare per un attimo l’attenzione sul dato numerico – economico – materiale riesce a far percepire la portata del fenomeno.

Non è una emergenza, è un problema strutturale che si può risolvere solo attraverso la diffusione della cultura della legalità. Legalità, peró, non è arrestare e condannare, legalità è anche una sentenza di assoluzione all’esito di un processo giusto. Legalità significa adesione ai principi di giustizia per contribuire alla convivenza civile ed al benessere collettivo. Significa rispetto dei principi fondamentali posti a presidio della tutela della libertà dei cittadini.

Principi la cui tutela deve essere tanto più forte laddove il potere dello Stato rischia, se esercitato da uomini che confondono la loro altissima funzione con una missione personale di ordine e disciplina- pulizia sociale, di trasformarsi in “autorità dispotica”. Questi sono i rischi del processo penale. Dispiace pertanto che parte della sinistra e purtroppo parte anche della destra al governo, che l’aveva proposta, abbiano fatto slittare la discussione per l’istituzione della giornata per le vittime degli errori giudiziari , prevista per il 17 giugno in onore di Enzo Tortora.

Quel 17 giugno del 1983 Enzo Tortora fu portato come trofeo di proposito, per decisione di inquirenti, forze dell’ordine e giornalisti, che si misero d’accordo sull’orario, dall’albergo al parcheggio, in manette, solo per essere meglio inquadrato dalla telecamere. Questo perché coinvolto in una maxioperazione anticamorra naufragata successivamente, come tante altre che avremmo visto negli anni successivi. Da quel 17 giugno, dopo 42 anni, nonostante la legge vieti di mostrare arresti di uomini e donne trasportati in manette, niente è cambiato. Le sfilate degli arrestati continuano. Così come le maxi operazioni. Cambiano solo i mezzi e i metodi che si adeguano ai tempi.

Stupisce che una giornata come questa metta qualcuno in difficoltà o in imbarazzo o che addirittura possa ostacolare la discussione in atto sulla riforma della giustizia. Stupisce che il Presidente Meloni abbia preferito congelare la discussione affermando: “Non diamo altri pretesti ai giudici fino alla approvazione della riforma sulla separazione delle carriere” . Allora mi chiedo, in quale paese democratico il potere legislativo si deve preoccupare di non urtare la sensibilità del potere giudiziario? Non so se è più preoccupante quest’ultima presa d’atto o il fatto che una parte della magistratura ritenga quasi oltraggioso riconoscere dignità a migliaia di vite distrutte da chi indegnamente, immeritatamente e superficialmente indossa purtroppo la loro stessa toga.

Credo che i tanti (per fortuna) magistrati che mettono la loro vita al servizio dello stato con dedizione, sacrificio, dignità, decoro, umiltà dovrebbero avere però uno scatto di orgoglio e dissociarsi da idee ed esternazioni che offendono prima di tutto loro stessi. I numeri citati all’inizio non sono frutto di sondaggi o polemiche. Sono numeri espressi da sentenze emesse dai loro stessi colleghi. È la magistratura che riconosce quei numeri. Sono magistrati intervenuti successivamente che spiegano ai loro colleghi che hanno sbagliato tutto.

Quale sarebbe l’aggressione alla loro funzione? È esattamente il contrario. Fatte queste brevissime considerazioni, è doveroso manifestare la nostra vicinanza umana alle centinaia di vite e famiglie spezzate dagli errori giudiziari, cosa che dovrebbe fare anche la magistratura, e per quel poco che è in nostro potere, spingere il governo a proseguire nella istituzione della giornata in loro ricordo, votando favorevolmente la mozione presentata dal consigliere D’Ippolito, come gruppo Franz Caruso. Ed io personalmente lo ringrazio per la mia storia personale e come socialista.