sabato,Giugno 21 2025

Cosenza: dove il cartellino timbra poco e lo stipendio pesa meno

Con una media di 228 giorni lavorativi e un reddito annuo di 14.817 euro, la provincia calabrese si colloca tra le ultime posizioni in Italia

Cosenza: dove il cartellino timbra poco e lo stipendio pesa meno

Nel 2023, Cosenza si è posizionata tra le province italiane con il minor numero di giorni lavorati e i salari più bassi. Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, i lavoratori della provincia hanno registrato una media di appena 228 giornate lavorative, ben al di sotto della media nazionale di 246,1 giorni e distante dai livelli delle province del Nord come Lecco (264,9 giorni) e Biella (264,3).

La situazione calabrese è particolarmente critica. Cosenza, con un reddito medio annuo di 14.817 euro, è una delle province con le retribuzioni più basse del Paese, superando solo Nuoro (14.676 euro) e Vibo Valentia (13.388 euro). Questa disparità salariale riflette un mercato del lavoro fragile, caratterizzato da precarietà e part-time involontario, spesso concentrato nei settori stagionali come agricoltura e turismo.

La distanza con le province settentrionali è significativa. A Milano, che guida la classifica degli stipendi più alti, i lavoratori hanno guadagnato in media 34.343 euro nel 2023, oltre il doppio rispetto a Cosenza. Anche Monza-Brianza (28.833 euro), Parma (27.869 euro) e Bologna (27.603 euro) superano nettamente le province meridionali.

Tra le cause di questo divario ci sono l’economia sommersa e la scarsa stabilità occupazionale, che rendono il mercato del lavoro calabrese particolarmente vulnerabile. Le statistiche, infatti, non tengono conto del lavoro in nero, che è molto più diffuso nel Sud rispetto al Nord e contribuisce a mascherare una realtà ancora più critica.

Per invertire questa tendenza, secondo gli esperti, è necessario puntare su politiche di sviluppo industriale, formazione professionale e infrastrutture moderne, capaci di attrarre investimenti e creare opportunità lavorative stabili, riducendo così il gap con le aree più produttive del Paese.