Corruzione, Gratteri: «L’appello di Papa Francesco è rimasto inascoltato»
Secondo il procuratore calabrese di Napoli, oggi si usa un doppio binario: «Mano di velluto per i reati che riguardano la pubblica amministrazione e pugno di ferro per i reati di strada»
Lo diceva papa Francesco: «La corruzione “spuzza” ed è peggio di un peccato». Ma le riforme, oggi, non aiutano a debellarla. Al contrario, afferma il procuratore di Napoli – già procuratore di Catanzaro – Nicola Gratteri, ospite nella trasmissione Un Alieno in patria di Peter Gomez. Alla domanda del conduttore: «Quali leggi ha approvato la politica per combattere la corruzione? »
«Assolutamente nessuna – risponde Gratteri –, il papa è rimasto inascoltato rispetto agli appelli che ha fatto. Se noi partiamo dalla riforma Cartabia ad oggi, tutte le riforme che sono state fatte, tranne quella sulla cybersicurezza, sono state inutili o dannose. Hanno rallentato l’istruttoria dibattimentale, hanno rallentato la fase delle indagini preliminari per l’acquisizione delle prove. Abbiamo visto una sorta di doppio binario: mano di velluto nei confronti dei reati che riguardano la pubblica amministrazione e pugno di ferro per i reati di strada». Gli esempi sono l’abolizione de reato d’abuso d’ufficio e la riforma in atto sulla Corte dei Conti che «sostanzialmente sta neutralizzando la possibilità da parte della magistratura contabile di poter chiedere di dimostrare il danno erariale di pubblici amministratori che hanno male amministrato. Addirittura si pensa di fare uno sconto del 70% rispetto al danno erariale accertato dalla Corte dei Conti».
Secondo le ultime riforme, i condannati per corruzione adesso quasi sempre scontano la loro pena fuori dal carcere.
«I reati nei confronti della pubblica amministrazione riguardano il potere o riguardano soggetti che vivono gomito a gomito con certa politica. È ovvio che il manovratore non deve essere disturbato. Però poi, di converso, facciamo i duri con i reati di strada o con reati quasi bagatellari».