‘Ndrangheta, ecco lo stipendio del “soldato” a cui il pentito Maestri ha rinunciato per amore del figlio
Il collaboratore di giustizia prima di "Reset" ha dichiarato di aver preso 1500 euro al mese, mentre dopo l'arresto avvenuto il 1 settembre la somma sarebbe stata leggermente aumentata
Ci sarebbero anche i “salari” mensili dei sodali tra le attività gestite dalla compagna di Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, uno degli esponenti di vertice del clan degli “zingari” di Cassano all’Ionio. Finizia Pepe, ritenuta dalla Dda di Catanzaro figura centrale della cellula criminale riconducibile agli Abbruzzese, avrebbe provveduto personalmente alla retribuzione di Gianluca Maestri, all’epoca presunto narcotrafficante in quel di Cassano all’Ionio e “reggente” della cosca “rom” di Cosenza, al pari di Ivan Barone, dopo gli arresti di “Testa di Serpente”, fino al 31 agosto 2022. Il giorno prima del blitz “Reset”.
Gianluca Maestri, oggi collaboratore di giustizia, lo ha rivelato nel corso di due distinti interrogatori – datati 15 dicembre 2023 e 3 aprile 2024 – durante i quali avrebbe fornito una versione dettagliata e coerente del sistema di pagamento mensile di cui beneficiava per i servizi resi all’organizzazione criminale.
Uno stipendio mensile fisso, anche dopo l’arresto
Nel verbale del 15 dicembre 2023, il pentito Gianluca Maestri, condannato in primo grado nel processo abbreviato di “Athena”, racconta come la convivente fosse incaricata di ritirare il denaro direttamente dalle mani di Finizia Pepe: «Di recente mia moglie veniva contattata da Finizia, la moglie di Nicola Abbruzzese, che la convocava a casa sua e qui gli dava i soldi del mio stipendio. Il mio stipendio mensile era di 2mila euro nel periodo della mia detenzione, mentre quando ero in libertà era di 1500 euro».
La stessa circostanza è stata ribadita, con ulteriori dettagli, nell’interrogatorio reso il 3 aprile 2024: «Dopo il 1° settembre 2022, giorno in cui venni arrestato per l’operazione “Reset”, era la mia compagna a ritirare lo stipendio, aumentato ad euro 2mila al mese, dalle mani di Finizia Pepe, moglie di “semiasse”. Pepe, con cadenza mensile, mandava un messaggio» alla compagna di vita di Maestri, «e questo era un segnale convenuto affinché la mia compagna si recasse a Cassano per prendere i soldi».
Le indagini antimafia
Nelle indagini “Athena”, Gianluca Maestri viene accusato di essere partecipe dell’associazione dedita allo spaccio di stupefacenti e imputato, insieme a Ivan Barone e a esponenti dei clan italiani e cassanesi, di un tentato caso di estorsione aggravato dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore di Montalto Uffugo.
I motivi dell’aumento dello stipendio
Il passaggio da 1500 a 2mila euro mensili dopo l’arresto di Maestri, secondo la Dda di Catanzaro, non sarebbe stato casuale. Per i magistrati antimafia le possibili ragioni sono da ricercare nel coprire le spese legali, «come prassi tra le associazioni mafiose che garantiscono la tutela giudiziaria dei propri affiliati» e nell’assicurare la lealtà del detenuto, scoraggiando eventuali scelte collaborative con la giustizia.
In riferimento a questa seconda ipotesi, Maestri ha dichiarato: «Posso immaginare che quando ero in carcere mi davano di più per tenermi buono ed evitare magari che io scegliessi un percorso collaborativo. Voglio precisare che io ho scelto di collaborare per sottrarre mio figlio all’ambiente criminale nel quale mi trovavo io dovendo dire che per il resto a me non mancava niente perché mi è sempre stato garantito il sostentamento da parte di Nicola Abbruzzese (…)».