domenica,Luglio 13 2025

Processo Reset, da Alessandro Morrone a Mario Sirangelo: le altre discussioni difensive

Proseguono le arringhe difensive nell'aula bunker di Castrovillari. E oggi toccherà a Francesco Casella

Processo Reset, da Alessandro Morrone a Mario Sirangelo: le altre discussioni difensive

Entrano nel vivo le arringhe difensive nel processo Reset. Nei giorni scorsi sono state discusse diverse posizioni. In precedenza, era toccato agli avvocati Rigoli e Saccomanno aprire gli interventi difensivi dopo la dura requisitoria della Dda di Catanzaro, rappresentata dai magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti.

Venerdì scorso discusse le posizioni di Alessandro Morrone (difeso dall’avvocato Domenico De Rose), Mollica (difeso dall’avvocato Francesco Febbraio), Morabito (difeso dall’avvocato Nobile), Falcone e Rossiello (difesi dall’avvocato Pasquale Vaccaro), Grosso (difeso dall’avvocato Vetere) e Mario Sirangelo (difeso dall’avvocato Fabio Parise).

Processo Reset, il caso di Alessandro Morrone

Per la posizione di Alessandro Morrone, l’avvocato De Rose ha cercato di ribaltare l’assunto accusatorio: «Il reato di associazione mafiosa è insussistente – ha detto in aula – in quanto nello stesso procedimento risulta persona offesa di reato di usura ed estorsione ad opera dello stesso gruppo criminale a cui l’accusa lo ritiene associato», ovvero quello di Roberto Porcaro.

«Tale circostanza è stata fatta emergere dalla difesa che ha prodotto al Tribunale le oltre cento pagine di informativa da parte dei Carabinieri di Cosenza ed è stata confermata dagli stessi operanti di PG nel corso dell’istruttoria dibattimentale. Atti contenuti nel fascicolo della Procura distrettuale ma sempre ignorati quando invece vi è un obbligo di valutare le circostanze favorevoli all’imputato. D’altra parte il collaboratore di giustizia (Francesco Greco) del gruppo Porcaro durante l’esame dibattimentale nulla ha riferito su Morrone e sulla sua appartenenza all’associazione contestata dalla Procura distrettuale. Ed anzi, il collaboratore di giustizia Barone ha confermato che Morrone era un soggetto vittima di usura. Né le dichiarazioni di Impieri, unico collaboratore di giustizia ad aver parlato di un colloquio con Morrone nel quale lo stesso riferiva di essere vicino a Porcaro, sono state riscontrate con fatti e dati certi, rimanendo una circostanza tutta da chiarire ed a cui nel corso dell’esame lo stesso Morrone ha liquidato affermando che Impieri non ha voluto pagare della merce vendutagli una volta uscito dal carcere», ha aggiunto il difensore.

«Credo che la Procura si sia arrampicata sugli specchi poggiando l’appartenenza di Morrone all’associazione sull’unico reato-fine contestato, ovvero l’aggressione a Maione. Reato fine che non è un reato in quanto dal video che avrebbe dovuto riportare l’aggressione di calci e pugni al Maione, come confermato dal teste di PG, non viene raffigurata alcuna aggressione, ma soltanto un chiarimento tra due imprenditori operanti nel settore dell’ortofrutta, quali sono appunto Morrone e Maione. Il Tribunale, a giudizio della difesa, ha tutti gli elementi per emettere una sentenza assolutoria piena».

La posizione di Mario Sirangelo

L’avvocato Fabio Parise, difensore di Mario Sirangelo, si è concentrato su due aspetti: uno di merito e uno più tecnico e, quindi, di diritto. Il primo basato sulla storicità della ditta “Edilservice sasa di M. Sirangelo & C.” nata nel 2013 e attiva fino al 2020/21 anno in cui il nostro paese ha registrato una pandemia nazionale per la diffusione su scala mondiale del virus meglio conosciuto come Coronavirus o Covid-19 che ha, di conseguenza, determinato poi il dissesto di detta società nel corso dell’anno 2020-2021.

«Detta società contrariamente a quanto presuntivamente sostenuto dall’accusa è stata una società attiva nel settore dell’edilizia che ha prodotto regolari scritture contabili e, soprattutto, ha pagato le tasse per un volume di affari pari a centinaia di migliaia di euro. Gli inquirenti, sotto questo aspetto, non sono stati in grado di dimostrare nulla circa la fittizietà della titolarità della ditta in capo a Mario Sirangelo. Sia durante la fase procedimentale ovvero quella delle indagini sia durante quella processuale caratterizzata dall’istruttoria dibattimentale la Procura Distrettuale, ad avviso della difesa, non è riuscita a dimostrare l’intestazione fittizia in capo a Sirangelo», ha sottolineato l’avvocato Parise.

«E’ emerso, sia in fase di indagini, sia in fase di istruttoria dibattimentale, per stessa ammissione di Sirangelo all’udienza del 9 gennaio 2025, che lo stesso se non fosse stato per il suo coimputato», parliamo di Andrea Mazzei, «che lo ha aiutato non solo a costituire la società ma anche e soprattutto a reperirgli lavoro, avrebbe patito la fame», ha evidenziato il difensore di fiducia.

Il secondo punto ha riguardato l’annullamento del capo 155 per inadeguatezza del quadro di gravità indiziaria e mancanza dell’elemento psicologico del delitto contestato. «La Cassazione, con riferimento alla posizione del coimputato di Sirangelo, ha escluso in maniera netta la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di intestazione fittizia dei beni. La motivazione, con particolare riguardo alla posizione di Sirangelo, è stata categorica e non diversamente interpretabile». Con riferimento alla posizione di Sirangelo, la difesa ha evidenziato come non sia emerso nessun elemento concreto da cui poter desumere che lo stesso fosse consapevole della ipotizzata volontà del suo coimputato di voler eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione.

«Né tantomeno la Procura Distrettuale è riuscita a dimostrare la prova della consapevolezza dell’altrui finalità di agevolare operazioni di riciclaggio ed auto-riciclaggio correlate con l’impresa “Edilservice sas di Sirangelo Mario & C.”. Non vi è alcun riferimento a possibili investimenti, operazioni finanziarie o, più genericamente, ad indicazioni sulla gestione attiva della società che potrebbe fare ipotizzare una consapevolezza da parte di Sirangelo della altrui volontà di voler eludere disposizioni in materia di misure di prevenzione e/o di svolgere operazioni di ricettazione, riciclaggio o auto-riciclaggio». Per tutte queste ragioni la difesa ha concluso chiedendo l’assoluzione dell’imputato.

Le discussioni di domani

Domani verranno affrontate le posizioni di Francesco Casella (difeso dagli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Giuseppe Belcastro), Orlando Scarlato (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano), Sandro Vomero e Giuseppe Presta (difesi anche dall’avvocato Carlo Esbardo) e Domenico Prete (difeso dall’avvocato Rossana Bozzarello).

Processo Reset, gli imputati

  • Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
    LA DDA CHIEDE: assoluzione
  • Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
    LA DDA CHIEDE: 18 anni
  • Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
    LA DDA CHIEDE: 21 anni e 4 mesi
  • Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
    LA DDA CHIEDE: 24 anni
  • Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
    LA DDA CHIEDE: 18 anni
  • Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
    LA DDA CHIEDE: 3 anni e 4 mesi
  • Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni
  • Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
    LA DDA CHIEDE: 2 anni
  • Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
    LA DDA CHIEDE: 10 anni
  • Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
    LA DDA CHIEDE: 2 anni
  • Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
    LA DDA CHIEDE: 3 anni
  • Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni

Continua a leggere i nomi degli imputati del processo Reset:

  • Massimo Benvenuto
    LA DDA CHIEDE: 16 anni e 6 mesi
  • Luigi Berlingieri detto “Faccia d’angelo” (difeso dagli avvocati Nicola Rendace)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni
  • Antonio Bevilacqua (difeso dall’avvocato Giorgia Greco)
    LA DDA CHIEDE: 12 anni
  • Cosimo Bevilacqua (difeso dagli avvocati Maurizio Nucci e Cesare Badolato)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni
  • Nicola Bevilacqua (difeso dagli avvocati Giampiero Calabrese e Antonio Ingrosso)
    LA DDA CHIEDE: 20 anni
  • Aurelia Bracciaforte
    LA DDA CHIEDE: 4 anni
  • Agostino Briguori (difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Cesare Badolato)
    LA DDA CHIEDE: 21 anni
  • Giuseppe Broccolo (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni e 6 mesi
  • Andrea Bruni (difeso dagli avvocati Luca Acciardi ed Emilia Spadafora)
    LA DDA CHIEDE: assoluzione
  • Andrea Bruni (difeso dall’avvocato Luca Acciardi)
    LA DDA CHIEDE: assoluzione
  • Pasquale Bruni – classe 1979 (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Cristian Cristiano)
    LA DDA CHIEDE: 8 anni
  • Pasquale Bruni (difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello)
    LA DDA CHIEDE: 8 anni
  • Alfredo Bruno (difeso dall’avvocato Francesco Calabrò
    LA DDA CHIEDE: 2 anni
  • Ernesto Campanile (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano)
    LA DDA CHIEDE: 18 anni
  • Carmine Caputo (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello)
    LA DDA CHIEDE: 16 anni

    (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)

Articoli correlati