lunedì,Marzo 17 2025

Quello che non c’è

Cosenza Calcio

Dopo la sconfitta con la Cremonese, con un punto in cinque gare, l'esonero di Zaffaroni era inevitabile. Ma le scelte al vaglio della società dimostrano che il cambio in panchina difficilmente sarà in grado di invertire la rotta

Me, myself and Coverciano

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La sconfitta con la Reggina dimostra come i piani tattici di Zaffaroni siano ormai diventati un libro aperto per i nostri avversari. Urge sfruttare la sosta per cambiarli.

Famo a capisse

Cosenza Calcio

Alla vigilia del derby con la Reggina, due linee di pensiero si fanno strada nella tifoseria. Quella del “questi siamo” e quella del “vergogna”. Contengono entrambe qualche verità, ma nessuna delle due ci porterà alla salvezza.

La mala educación

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Il medico del pronto soccorso guarda gli rx e sorride. Niente di rotto, per fortuna, dice, ma poi aggiunge che i legamenti della caviglia non stanno messi bene e forse è il caso che ti trovi un altro sport. Va precisato che quest’ultimo invito gli amici più stretti me lo rivolgono da quando avevo almeno dodici anni.

Elogio del montaggio (e di Julia Roberts)

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Ieri sera, per uno di quei collegamenti strani che avvengono nelle serate in famiglia, mi sono imbattuto due volte in Julia Roberts (che è sempre un bel vedere). La prima nei panni di Trilli in Hook, insieme ai miei figli, e poi subito dopo all’interno di una serie Netflix. Si intitola The movies that made us e racconta, da Dirty

Di lotta, di governo, di maturità

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I miei esami di maturità si sono svolti nell’estate del 2000. C’erano gli Europei di calcio e, pensate un po’, ricordo quasi con più piacere i gol di Wiltord e Trezeguet (tacci loro) che le tre prove scritte e l’orale. Mi capitarono infatti due commissari esterni, in evidente stato di frustrazione professionale, decisi a dimostrare

La sottile linea rossa

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E dunque la “provinciale ripescata” sale a quota 10 punti, dopo sei gare. Otto reti subite (cinque in una sola partita, quando non eravamo nemmeno un bozzolo di squadra) e sette messe a segno. Un bel filotto di quattro risultati utili consecutivi. Rubo due definizioni che hanno suscitato le ire di una parte del popolo

A rasa rasa

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Odio il Carnevale. O, meglio, lo odiavo. Da bambino mi sarò vestito tre volte in tutto: da Spaventapasseri (insieme a mia madre, che era entusiasta di quel costume), Pinocchio e Cavaliere di Malta. Mio padre, che odiava il Carnevale pure lui, si limitava a scattare le foto. A pensarci bene odiare non è il verbo adatto. Perché,