venerdì,Marzo 29 2024

Analisi tattica, il calcio è una ruota: tutto torna

di Gianluca Gagliardi* Il Cosenza ha fatto suo il match col Messina grazie ad un altro episodio. Se col Catania era stato penalizzante, stavolta è stato a suo favore. Nel calcio (e non solo) tutto ritorna e pareggia i conti, basta non farsi prendere da isterismi e dalla voglia di distribuire quelle colpe che non sono

Analisi tattica, il calcio è una ruota: tutto torna

di Gianluca Gagliardi*
Il Cosenza ha fatto suo il match col Messina grazie ad un altro episodio. Se col Catania era stato penalizzante, stavolta è stato a suo favore.

Nel calcio (e non solo) tutto ritorna e pareggia i conti, basta non farsi prendere da isterismi e dalla voglia di distribuire quelle colpe che non sono mai dei singoli. Ci eravamo lasciati solo 7 giorni fa a recriminare sull’episodio negativo che aveva determinato la sconfitta del Cosenza con il Catania e ci ritroviamo a commentare, o meglio ad analizzare, una vittoria ancora una volta determinata da un episodio ma questa volta a favore dei Lupi di casa.

È ormai evidente che in questo calcio, e soprattutto nel nostro di calcio dalla A alla Lega Pro, la pochezza tecnica dovuta alla mancanza di giocatori di talento e l’esasperazione tattica dovuta alla ricerca solo del risultato, fanno sì che regni l’equilibrio in ogni incontro. A spezzarlo, pertanto, spesso è il classico episodio che può essere dovuto ad un errore arbitrale piuttosto che all’errore individuale.

A farne le spese sono i “soliti” tifosi che ogni domenica, spinti dall’amore e dalla passione verso la propria squadra, sono disposti a soffrire il freddo senza trovare né un riparo né un ristoro dove poter sorseggiare una bevanda calda o semplicemente riscaldarsi al momento del break. È altresì evidente che nessun mai può un giorno decidere di portare la famiglia in un luogo che in caso di bisogno non offre niente per gli stessi a discapito della squadra e dello spettacolo stesso.

Tornando alla partita, non ha di certo aiutato ad infiammare gli animi dei tifosi, ma ha mantenuto un’andatura costante senza eccessivi momenti di entusiasmo né dell’una né dell’altra squadra. Roselli sceglie il 4-4-2 preferendo Capece, Baclet e Mungo a Ranieri, Gambino e Filippini contro il Messina di Lucarelli (il saluto del quale è stato sicuramente il momento più emozionante per i romantici supporter rossoblù) formato 4-3-3.

La partenza dei padroni di casa aveva lasciato ben sperare con i 4 angoli a 0 battuti già nei primi 10’ e che mi avevano dato la sensazione di una certa pericolosità del Cosenza in virtù di una difesa a zona da parte dei siciliani non proprio impeccabile. La ricerca dello schema in queste occasioni non è stata accompagnata dalla dovuta cattiveria che ci vuole in area per avere la meglio sull’avversario (per informazioni chiedere a Sergio Ramos…).

Bene anche l’aggressione alta tenuta nel corso del primo tempo che non ha mai consentito al Messina di costruire la sua manovra dal basso. I siciliani erano costretti infatti al lancio lungo direzione Pozzebon, confermatosi buon giocatore, ma forse un po’ instabile caratterialmente.

Il Messina dal canto suo ha preso man mano coraggio e fiducia di poter fare risultato positivo, ma la pochezza tecnica della squadra ha sortito tanta buona volontà quanta poca incisività in fase conclusiva. Lucarelli schiera subito l’ultimo arrivato Nardini in una posizione un po’ a sorpresa. Da interno destro gli chiede, insieme all’altra mezzala (Foresta), di inserirsi negli spazi vuoti lasciati dal continuo movimento fatto dalle due mezze punte Milinkovic e Ferri. Gli stessi agivano più a ridosso del centravanti Pozzebon, quindi tra le linee, piuttosto che da esterni veri e propri, anche perché non lo sono. Ad ogni modo, non hanno mai creato pericoli all’attenta difesa rossoblù.

Di certo la terza partita in otto giorni ha pesato nelle gambe e nella testa dei 22 in campo. Per motivi diversi dovevano l’una (il Messina) interrompere una serie di brutte sconfitte, l’altra (il Cosenza) confermarsi dopo l’ottima prova di Agrigento.

Il primo tempo passa senza un vincitore, con i padroni di casa privi di idee e gli ospiti sorretti da una buona corsa e dalla fisicità ed esperienza di Rea, Musacci e Nardini.

Nel secondo tempo Roselli inserisce subito Filippini per Criaco e, spostando Mungo sulla destra, era lecito attendersi maggiore incisività e creatività in fase di possesso. Sono stati invece gli ospiti a tenere il pallino del gioco e a rendersi due volte pericolosi, con i Lupi che davano la sensazione di non avere le energie giuste per ripartire e rendersi pericolosi. Il baricentro di Caccetta e compagni si è abbassato, lasciando libertà di ricevere e giocare al bravo, ma lento, playmaker siciliano Musacci. I giocatori rossoblù erano in apparente difficoltà tanto da “buttare” più volte la palla quando la si poteva tenere e giocare. Sintomo questo di poca lucidità, al punto che Roselli inserisce Ranieri per Mungo passando al 4-3-3. La mossa è finalizzata a consentire all’uomo più pericolo del Cosenza in questo momento, Statella, di rientrare di meno e rendersi pericoloso nelle zone di competenza.

Mentre la partita prosegue senza sussulti e quando tutto sembrava scontato, Statella si trova di fronte Pozzebon. Il bomber peloritano non conferma le buone doti da attaccante e stende ingenuamente l’avversario, consegnando la vittoria alla squadra di casa.

Inutile l’ultimo tentativo di Lucarelli con il cambio di Saitta per Musacci con conseguente passaggio ad un spregiudicato 4-2-4. Insomma tutto ritorna… basta crederci!
*Gianluca Gagliari, ex allenatore di Cosenza e Triestina